A Varese ci sono nuclei jihadisti?

Jihadisti della porta accanto, la provincia di Varese crocevia iper-monitorato. Oggi non ci sono segnali di partenze per il Medio Oriente, ma i trascorsi parlano di un territorio in cui, forse anche per la vicinanza di Malpensa e della Svizzera, sono transitati diversi militanti islamici della Guerra Santa. Mentre Gavirate aspetta di abbracciare , la giovane cooperante rapita in Siria insieme a , molti s’interrogano.

«Verso la fine degli anni Novanta – ricorda , senior policy advisor della European Foundation of Democracy – nuclei jihadisti, molti dei quali legati a viale Jenner, erano presenti in varie città italiane, soprattutto al nord. Sfruttando il proprio carisma e usando le maniere forti, soggetti legati al centro fondarono o riuscirono a controllare moschee in altre città lombarde quali Como, Gallarate e Varese».

Poi però le comunità islamiche locali li respinsero, tanto che le accuse di fiancheggiamento del terrorismo nei confronti dell’ex imam di Gallarate , marocchino di Agadir, sono state smontate nelle aule di giustizia: per lui peraltro era arrivata solo una condanna per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, poi annullata in Cassazione. Gallarate è stata per anni al centro delle cronache sulle infiltrazioni di Al Qaeda in Europa, per via dell’appartamento di via Dubini 3, vicino all’ospedale, che era una delle basi d’appoggio per far alloggiare i mujaheddin,

i potenziali kamikaze da impegnare in azioni terroristiche o nei fronti di guerra del radicalismo islamico come l’Afghanistan. Qui avrebbe operato una cellula salafita, che organizzava i viaggi e procurava i documenti ai terroristi, facendoli alloggiare in una serie di appartamenti a disposizione, tra cui quello di via Dubini. Oggi il tunisino , condannato ad otto anni per terrorismo, su richiesta dell’allora pm di Busto Arsizio, e poi espulso, è il braccio destro dello sceicco , leader del gruppo terroristico “Ansar-al-Sharia”: era un piccolo imprenditore di una cooperativa di pulizie quando avviò il reclutamento. L’imam di Andria, , estradato un anno fa, continuava ad avere contatti con Khemais.

Anche , il giovane marocchino della provincia di Brescia che nel 2012 era stato bloccato mentre stava progettando un attentato alla sinagoga e alla scuola ebraica di Milano, ha avuto appoggi sul nostro territorio. A Gorla Minore, in provincia di Varese, gli inquirenti perquisirono l’abitazione di una studentessa del liceo scientifico di Tradate, di 19 anni. La ragazza, appartenente a una famiglia marocchina ben integrata, pare avesse conosciuto Jarmoune su internet e si fosse radicalizzata, anch’ella scaricando e disseminando materiale jihadista online. Tanto che agli agenti della Digos che visionavano il suo personal computer disse: «L’ 11 settembre? Non è stato Bin Laden, quella è roba che hanno fatto gli americani».

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