VARESE Avrebbe potuto andare a lavorare al Billionaire di Briatore, ma ha detto di no. A Michele Piagno, guro della mixology, piace servire la gente comune. Quella che, solo per fare un esempio, ci rimane di stucco vedendo il blu di Curacao rovesciarsi in un bicchiere e trasformarsi in un insieme di sfere solide. Sabato sera il “mago” dei drink si è esibito al bar “A Tutta Birra” di Francesco Cifarelli, che si trova in viale Aguggiari 1. Bar tra i primi a Varese a sperimentare l’arte della mixology. Il bancone si è trasformato in un palcoscenico. Tutto quello che finiva nei mixer usciva trasformato nella forma, nella consistenza e nel colore. Alcuni drink venivano direttamente spruzzati sulle labbra da un diffusore che sembrava Chanel n.5. Senza parlare degli accostamenti più insoliti, come il cioccolato con il peperone, il rum e la birra bianca. Oppure l’aggiunta di oro alimentare atomizzato “moving”, la cui particolarità è quella di continuare a formare cerchi e
sagome nel calice (riempito, tanto per fare un esempio, con Tequila, sciroppo d’Agave, basilico, Bitter orange e zenzero). Senza parlare delle forme: si possono realizzare cocktail che sembrano pudding, piramidi egizie, finger food e persino di sashimi. «Ottimo il Daiquiri tonno e cipolline – spiega Piagno, campione di mixology per quattro anni e tutt’ora master trainer di mixology in Flair Academy – Qualsiasi ingrediente può essere usato per fare un buon cocktail». Alcuni long drink tradizionali, come il Daiquiri alla fragola, si prestano per diventare una pasta uguale a quella del dentifricio. Altri, come il Cuba Libre, con un’aggiunta di Co2 possono trasformarsi in spuma. «Il segreto è quello di fare i cocktail con la stessa fantasia che usano i bambini per giocare al Piccolo chimico. Bisogna sperimentare, raffreddare, aggiungere, scomporre – continua Piagno – La cosa fondamentale, però, è guardare negli occhi il cliente. Di solito, con un po’ di esperienza, basta un secondo per capire cosa piace e cosa no».
s.bartolini
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