VARESE Australia è l’ultima terra promessa, ogni anno circa un milione di persone nel mondo (di cui 60 mila sono italiani) avviano le pratiche per l’immigrazione nella speranza di andarci a vivere.Luogo magico di innovazione e contraddizione, trasgressione e stravaganza, modernità e tradizione, l’Australia è l’ultima frontiera, quasi un must per la generazione sotto i 30 anni.Si pensa ad essa come a un luogo felice, una sorta di paradiso terrestre del terzo millennio. Sì, perché oggi tante speranze possono diventare realtà: da Sydney a Merlbourne, da Adelaide a Canberra.Così anche Mario Pastore, 26 anni di Varese, ha deciso di partitre in cerca di fortuna. «In Italia non c’è futuro. ho ottenuto un visto vacanza-lavoro per l’Australia e il 7 di settembre parto alla volta di Melbourne».Mario si è laureato a marzo in scienze della comunicazione, ma da all’ora è riuscito a ottenere qualche solo qualche contratto di stage non retribuito e non attinente alla sua formazione, e un lavoretto come barista. «Non ci sono prospettive – spiega -, a Melbourne c’è un amico di Induno Olona che vive lì ormai da due anni. Mi appoggerò da lui per il primo periodo». Mario farà parte di quel processo di nuova emigrazione che ricorda vagamente il fenomeno degli anni venti che vide gli italiani attraversare l’Oceano alla volta degli Stati Uniti. «In Italia non ci
sono i presupposti per potersi costruire qualcosa di concreto. L’università è troppo teorica e non crea realmente dei contatti validi per l’inserimento lavorativo. La maggior parte dei ragazzi che conosco hanno trovato un lavoro dopo la laurea, ma solo perchè si sono adattati a fare altro rispetto a ciò che erano stati formati a fare. Quindi, oltre a dover abbandonare i propri sogni, nel nostro Belpaese vieni sottopagato, assunto con contratti ridicoli e sfruttato perchè capita spesso di lavorare 12 ore al giorno sabati e domeniche comprese».Negli ultimi anni molti italiani, giovani laureati ma anche professionisti con lunghe esperienze alle spalle, sono sbarcati in questa regione dell’Australia grande cinque volte l’Italia attirati dalle opportunità di lavoro e dai salari elevati. E adesso la crisi in Italia ha accelerato il flusso. I professionisti più qualificati giungono per chiamata, o comunque con la garanzia di un lavoro e uno “skilled migrant visa”. Ma la maggior parte dei giovani entra in Australia con un visto lavoro/vacanza di un anno. E, una volta entrati, molti cercano di trovare un lavoro.«Partirò come barista o cameriere – continua Mario -, ma la paga sarà già una gratificazione, uno stipendio vero. Poi ci sarà lo stimolo di imparare bene l’inglese e essere in un Paese del tutto nuovo, tutto da conoscere, aperto e innovativo. Non vedo l’ora. Vediamo come andrà».
s.bartolini
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