«Abbonatevi a Varese prima che al Poz»

Ma noi lo sapevamo già che, prima o dopo, Stefano Coppa sarebbe diventato il presidente. Lui ogni volta abbozzava, faceva finta di nulla, negava: ma alla fine avevamo avuto ragione.

Quello che prima chiamavamo “l’uomo dei conti” o, per farlo arrabbiare, “il tesoriere”, è subentrato a Cecco Vescovi diventando il ventunesimo presidente della gloriosa società biancorossa.

Diventare presidente non è semplicemente un cambio di ruolo. È un onore e una responsabilità che sono orgoglioso di accogliere e ricoprire. Detto questo, l’ho fatto per il Cecco.

La mattina dopo il mio insediamento Vescovi mi ha chiamato e mi ha detto: “Per la prima volta da due anni ho dormito tutta la notte”. Sono contento che possa tornare a occuparsi di cose tecniche: è il suo pane.

Prima la scena abituale era più o meno così: c’era un giocatore che ci piaceva, io dicevo la cifra che potevamo offrire, e lui rognava perché bisognava risparmiare.

Adesso quando un giocatore ci piace io butto lì una cifra, e lui rogna: mi chiede se non si può offrire qualcosa in più. Insomma: ora fa il gm. Bello.

Li hanno scelti, seguiti e voluti i nostri uomini operativi: Vescovi, Giofrè e Pozzecco. Io ho solo controfirmato i contratti. Però dico che dagli errori si impara.

I primi due arrivi sono stati il play e il pivot titolare: l’ossatura della squadra, attorno ai quali mettere il resto. L’anno scorso il centro era arrivato solo alla fine.

Sì. Nel senso che quando abbiamo dato l’ok per il rinnovo di Ebi credevamo di avere degli sponsor che poi invece non ci sono più stati. Ed è stato un problema, poi.

Buono. Stiamo attendendo risposte importanti: se arriva l’ok io stappo una bottiglia e sistemo il budget.

Non ve lo dico nemmeno sotto tortura.

Facile dirlo, e facile dirlo ora. Vi assicuro che smantellare la squadra degli Indimenticabili non sarebbe stato semplice, pur avendo perso i due elementi portanti.

Umanamente, molto. Da presidente, dico che il suo contratto per noi era troppo pesante e non aveva più senso. Giocherà in un club che punterà molto sugli italiani, si è avvicinato a casa, gli auguro ogni bene.

Prenderemo il terzo americano. Poi ci fermeremo a contare i soldi rimasti, per prendere tutti gli altri.

Puntare sugli italiani non è semplice ed è costoso. E non sempre paga.

Splendido. Fa lo scemo e gioca il suo ruolo davanti a un taccuino o alle telecamere, ma in realtà è serissimo e concentrato sul suo nuovo ruolo. Felicissimo della scelta fatta.

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No: credetemi. L’abbiamo preso perché eravamo certi che lui fosse il miglior allenatore possibile. I varesini non hanno bisogno di queste cose, per abbonarsi.

No, e lo dico con cognizione di causa e supportato dai numeri. Abbiamo aperto la campagna abbonamenti, e i nuovi tesserati sono stati pochi. Altro che “effetto Pozzecco”: questo si chiama “effetto Varese”.

Ho parlato con alcuni abbonati: tutta gente che ha la tessera da quindici, vent’anni. Che se ne frega di chi c’è a giocare o ad allenare. Che fa l’abbonamento perché senza pallacanestro non vive. L’effetto Pozzecco spero di vederlo più avanti, tra un po’.

Quando la gente che non si è abbonata vedrà una squadra talmente bella, che sarà costretta a correre in massa al palazzetto. E comprerà i biglietti.

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