Addio panchina? Sarà solo Conte a scegliere per sé

Il cittì che si prende un avviso di garanzia per frode sportiva non è il massimo per gli azzurri. Certo, vale il garantismo sino alla fine del procedimento, e il passato insegna di vicende finite all’opposto di come erano cominciate. Quella di Gattuso vale per tutte. Però io sono idealista, e penso che in una situazione del genere un cittì dovrebbe dimettersi. Non per riconoscere alcuna colpevolezza, ma per evitare che il caso giudiziario sia di disturbo alla Nazionale.

Corrado Marchi

Conte resterà. Restò anche quando fu messo sott’accusa, poi processato e infine condannato quand’era allenatore della Juve. Protestò la sua innocenza, il club l’appoggiò, l’opinione pubblica capì.

Conte vinse lo scudetto.

Ora conferma l’atteggiamento d’allora: non c’entro, e infine avrò giustizia. Speriamo che sia così. Intanto né lui ha l’interesse di lasciare la nazionale, perché l’ombrello federale in un tale frangente può riuscire provvido; né Tavecchio ha quello di suggerirgli un passo indietro, dato che Conte, quando il contestato presidente federale s’insediò, fu scelto proprio per dare luce a uno sul quale gravavano ombre (ricordate l’infelice frase su Optì Poba mangiatore di banane?).

Perciò Tavecchio restituirà a Conte ciò che da Conte ha ricevuto, e la coppia reggerà.

A meno che, tra qualche mese, non sia il tecnico a chiedere l’addio. Ma per altri motivi: perché non allena come vuole, perché le società non collaborano, perché le richieste d’averlo su altre panchine non mancano.

Il Milan per esempio potrebbe rifarsi sotto come fece nel maggio dell’anno passato, quand’era pronto a ingaggiare Conte che, dopo averci pensato su, rifiutò. Stavolta potrebbe accettare. perfino con entusiasmo.

Max Lodi