Agnesi: «Vigiliamo tutti e superiamo le dicerie»

Il vescovo ai varesini: «Vigilate per l’avvento e siate missionari in parrocchia, senza troppo chiacchiericcio».

L’attenzione è la chiave del messaggio di monsignor Franco Agnesi, vicario episcopale di Zona, per il periodo che conduce al Natale. «Al centro del tempo forte dell’avvento, quest’anno in modo particolare, è la vigilanza – dice – che significa alzare lo sguardo e con amore prenderci cura delle cose di ogni giorno».

Vigila «chi ha il cuore che ama – prosegue Agnesi – Chi, invece, è preoccupato solo di se stesso e del proprio tornaconto, ha sempre paura che gli si porti via qualche cosa. Vigila una mamma che ha un figlio malato oppure chi aspetta una persona cara».

Tre livelli

Il vicario si interroga su quale sia in significato del “vigilare” per l’uomo di oggi: «Ci sono tre livelli. Il primo è inerente le relazioni personali. È necessario vigilare che ci sia ascolto, che ci sia fiducia e che ci sia la disponibilità a ricominciare a riconciliarsi. È un discorso che vale a casa, nelle amicizie, nei rapporti con le persone con cui lavoriamo».

Il secondo livello, invece, è sociale e civile: «In questo caso bisogna stare attenti ai fenomeni che stanno accadendo e che possono portare alcuni a cercare il “tanto peggio tanto meglio”. Fenomeni che possono sfruttare la debolezza o la povertà di qualcuno per scatenare disordini o guerre tra poveri, che hanno il solo scopo di soffocare la capacità di stare insieme».

La vigilanza è importante, quindi, perché «chi ha responsabilità pubbliche o politiche faccia intravedere scenari futuri con esempi positivi».

La riflessione, per il terzo livello, passa “in casa”, ovvero all’interno della comunità cristiana: «Vigilare per la comunità cristiana e la Chiesa significa concentrare l’attenzione su Gesù, sulla sua parola, sull’eucaristia domenicale da vivere come un momento caldo di alta religiosità, di comunione fraterna e di responsabilità nei confronti della Chiesa intera».

Monsignor Franco Agnesi non manca di specificare le sue inquietudini: «Sono preoccupato del pettegolezzo che circola in tante comunità parrocchiali. Con le dicerie non si costruisce nulla. Un clima del genere conduce a far sì che qualcuno non vada più in chiesa, perché impedisce di sentirsi accolti in un luogo in cui incontrare il Signore nella pace e nella fraternità. Una Chiesa così non sarà mai missionaria. Di fronte alla difficoltà della vita ecclesiale o agli errori dei fratelli ci si rimbocca le maniche e si dà una mano, invece di usare la lingua per ferire».

Il periodo dell’avvento, per gli ambrosiani, poi è caratterizzato dalle benedizioni nelle case: «È il segno della visita che la Chiesa fa attraverso i suoi ministri a ogni famiglia, e della vicinanza di Dio a ogni persona».

Modalità nuove

È un gesto che, pur nell’obiettiva difficoltà dei preti di poterlo onorare ogni anno in modo pieno, qualifica la presenza della Chiesa nelle case delle parrocchie.

«Forse occorrerebbe che fosse meno rituale e sbrigativo e un po’ più disteso, ma non è possibile realisticamente – continua Agnesi – Vorrei comunque lodare i preti che dedicano ore e ore a questo servizio in qualunque tempo. Io stesso condivido questo segno andando a benedire le loro case e il loro ministero. Forse occorrerà pensare a forme nuove in futuro, visto il diminuire del numero dei sacerdoti, ma non va mai perso l’annuncio di vicinanza e prossimità aperto a tutti che viene dalla benedizione natalizia per chi la desidera, anche per i molti non cristiani che accolgono volentieri questo segno di pace e fraternità».n L. Bot.