Ah, les varesins. E ce ne andiamo in finale

FIBA EUROPE CUP - Varese in una finale europea 31 anni dopo quella di Korac: travolta Chalon nella sua bolgia

«Ah les italiens…». Eh no, caro De Gaulle, questa volta a combinare una delle nostre non siamo stati soli: con noi c’erano anche 3 americani, un lettone, un lituano, un estone e un… toscano dagli attributi d’acciaio e con un conto in sospeso con l’Europa, così come il popolo che a luglio lo ha accolto e ha imparato ad amarlo. Insomma: più che les italiens, “les varesins”.

A Chalon sur Saone la multinazionale della gioia targata Varese batte i padroni di casa dell’Elan nelle semifinali di Fiba Europe Cup, accedendo a una finale europea 31 anni dopo quella di Coppa Korac disputata a Bruxelles, sognando un successo continentale dopo la Coppa delle Coppe del 1980 e anelando di conquistare un trofeo (generalmente inteso) che manca dal 1999, anno della storica accoppiata scudetto della Stella-supercoppa. In un Colisée stipato e caldo come pochi palazzetti in Italia, l’impresa dei prodi di Paolo Moretti è doppia: vittoria (91-82) ed eliminazione dei padroni di casa, grandi favoriti delle Final Four, non fosse altro per il fattore campo a favore. Davies, Wayns, Varanauskas, Testa, Cavaliero, Wright, Campani, Kangur, Rossi, Ferrero, Pietrini, Kuksiks: i 12 biancorossi sono più forti di tutto e trionfano al termine di una battaglia di nervi, di tattica, di giudizio estremo nel rispettare i comandi dettati alla vigilia dal generale che siede in panchina. La Openjobmetis che si regala la finale è una squadra che conferma il periodo di forma strepitoso che da quasi due mesi sta vivendo.

“La Chalon liberata” non ci sarebbe stata senza il match della paura di Torino, senza quelli dell’assestamento contro Brindisi e Trento, senza lo scalpo di Pistoia e il ratto di Cremona: dalla piana della paura alle alte vette c’è di mezzo un cammino di redenzione che ha reso la scalata possibile. A fare da sherpa il lavoro di Paolo Moretti e del suo staff e l’arrivo di due portatori d’alta quota d’eccezione: Chris Wright e Kristjan Kangur, capaci di cambiare le carte in tavola alleggerendo tutti i patemi tecnici dei compagni.

Brutto ripetersi, ma occorre: anche in Borgogna è la stessa, bellissima e nuovissima storia. Che racconta di una partita preparata alla perfezione. Vietato far correre l’Elan: così è stato, grazie in primis alla regia mirabile del Chris ex Pesaro (12 punti e 9 assist), perfetto nel controllare il ritmo soprattutto in una ripresa che ha cancellato gli affanni del primo tempo. Nei secondi 20 minuti Varese diventa un metronomo con i denti: ad azzannare sono un Wayns (17 punti) che libero dai doveri organizzativi diventa un gioioso crack, un Kuksiks sartoriale – come sempre – da fuori (17 anche lui, 5/8 dalla lunga), un Davies (17 perle) elegante e potente e un Campani (15) duro ma tecnico. È però con il collettivo che Varese resta in piedi senza sbandare, soprattutto quando la spinta dei 4500 in maglietta bianca del Colisèe si fa sentire. Bolgia, bandiere, urla, pure un’orchestra: al 40’, però, si sentono solo i 410. Ah les varesins: è chi l’avrebbe mai detto? La “coppetta” tutto orgoglio, ora, è solo da vincere.