Al gate anche la Curva Corona I ragazzini: «Per noi è un mito»

MALPENSA L’uragano-Corona si abbatte su Malpensa e sconvolge un giorno di ordinaria vita di aeroporto. Il rientro in Italia del fotografo condannato per estorsione dopo la fuga a Lisbona richiama tanti fans e ravviva un pomeriggio qualsiasi. Alle 17.11, in anticipo di qualche minuto rispetto all’orario previsto, dall’orizzonte spunta l’aereo della Tap su cui a Lisbona è stato imbarcato Fabrizio Corona, scortato dagli uomini dell’Interpol.

Salgono delle urla dalla balconata dell’aeroporto: «È arrivato!». Un lavoratore in tuta che sta rientrando nello scalo risponde a tono: «Quando lo vedete, ammazzatelo…». Agostino, bustese sulla cinquantina, sale sulla scala antincendio per dare un’occhiata allo “spettacolo” dell’atterraggio: «Ero qui a Somma Lombardo e sono venuto per curiosità e per raccontarlo a mio nipote, che voleva venire ma non poteva. Corona? Ha voluto troppo, avrebbe potuto fare i soldi lo stesso, senza ricattare. Queste cose si pagano».

Arriva anche un gruppo di ragazzi appena maggiorenni: «Siamo la “curva Corona”. Per noi è un mito». Sulla balconata qualche giornalista improvvisa una telecronaca live dell’atterraggio, che fa venire alla mente l’episodio del bizzarro Leopoldo Pisanello interpretato da Roberto Benigni nell’ultimo film di Woody Allen “To Rome with love”. Al gate di uscita, tra tanti “normali” parenti e amici che aspettano i passeggeri di ritorno da un viaggio, si affaccia anche uno sparuto gruppetto di fans sfegatati del celebre paparazzo.

Quando vedono fotoreporter e cameramen che si radunano nella sala Albinoni, si diffonde il tam-tam che «uscirà da lì», così i fans partono all’assalto e prendono d’assedio la saletta del Club Sea. Anche se Corona sta sbrigando le formalità burocratiche da tutt’altra parte. «È bello, vero?» chiede una ragazzina infatuata ad un fotografo. «Fategli sapere che siamo con lui» si alza la voce dei fans, già pronti a radunarsi domani in piazza Duomo per un sit-in di solidarietà.

«In galera ci vadano gli stupratori e i politici, che rubano i soldi ai pensionati, non lui» attacca Marco, arrivato apposta da Cremona insieme all’amica Paola per manifestare solidarietà ma probabilmente più per farsi vedere di fronte alle telecamere. «Non è giusto che Corona debba scontare addirittura otto anni mentre gli assassini vengono rimessi in libertà» tuona una giovanissima Corona-girl. Sembra quasi un improvvisato comizio. Persino le donne delle pulizie si accodano: «Sono venuta anch’io a vedere». Altri supporters arrivano da Milano, da Bergamo, da Borgomanero, e ad un certo punto intonano un coro “Corona, Corona”, finché non intervengono gli agenti della Polaria a disperdere pacificamente la folla.

Nel frattempo fuori dal “varco 4” del T1, dove Corona passa a bordo del Suv della Polizia, ci sono altri fans che hanno ricevuto la soffiata giusta su dove piazzarsi. Ma i vetri oscurati nasconderanno il paparazzo alla vista dei suoi seguaci. «È un grande, si costituito e pagherà per le sue colpe. Ma tutti quegli anni di carcere non sono giusti» sottolinea Manuela, una bella ragazza bionda che lavora in aeroporto e che è rimasta a stazionare in attesa di Corona insieme ad altre amiche e colleghe, un quartetto trendy che fa molto “Sex and the City”. «Per forza siamo qui, volevamo esprimere la nostra solidarietà». Oggi l’eroe è lui, Fabrizio Corona. Domani forse si cambierà canale.
Andrea Aliverti

b.melazzini

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