Alimenti light: sì o no?

Come vengono ottenute le versioni light dei prodotti che consumiamo? Ecco cosa viene tolto e aggiunto in questi cibi

Acquistare alimenti definiti “light” è veramente la scelta migliore? Scopriamolo.

I prodotti light derivano da alimenti tradizionaliche hanno subito una variazione nella composizione chimica, allo scopo di ridurre l’apporto calorico, ovvero il valore energetico di tali alimenti è ridotto di almeno il 30% rispetto agli analoghi tradizionali (1). Le modifiche più comunemente effettuate in Italia comprendono la riduzione del contenuto di zucchero, solitamente sostituito con dolcificanti acalorici o a basso tenore calorico, e/o la riduzione del contenuto di grassi, ottenuta aggiungendo acqua alle preparazioni, così da diluire il contenuto lipidico, o usando surrogati del grasso (2).

Il problema che gli alimenti di questo tipo si portano appresso è che vengono percepiti dal consumatore come più sani e salutari, e lo portano spesso a consumarne una porzione maggiore rispetto al necessario, arrivando così ad ingerire lo stesso quantitativo di calorie/grassi/zuccheri che assumerebbe consumando il prodotto tradizionale. Non dimentichiamo infatti che questi alimenti hanno un potere saziante minore.

Inoltre, per mantenere le qualità organolettiche del prodotto light e farlo assomigliare nel gusto a quello equivalente tradizionale, vengono aggiunti additivi come aromatizzanti, emulsionanti, gelificanti, dolcificanti e conservanti; questi ultimi sono usati in particolare quando ai prodotti a basso contenuto lipidico viene aggiunta acqua, che rende gli alimenti più facilmente deteriorabili.

Bisogna sottolineare anche il fatto che la maggior complessità nella produzione degli alimenti light spesso porta non solo alla perdita di alcune importanti componenti come vitamine e acidi grassi, indispensabili per una sana e corretta alimentazione, ma anche ad un aumento del prezzo.
Non mi piace porre il focus sulle calorie degli alimenti, ma facciamo un esempio: un biscotto Digestive al cioccolato nella versione light fornisce 77 calorie, contro le 85 della versione normale. In altre parole, anche se il biscotto light ha il 30% in meno di grassi e una ricetta diversa, il conteggio calorico è pressappoco identico.

Quando facciamo la spesa, non facciamoci ingannare dai cosiddetti “claims nutrizionali”, quelle frasette che attirano l’occhio del consumatore (light, a ridotto contenuto di, fonte di, ad alto contenuto di…), ma prendiamoci qualche secondo in più per leggere le etichette e confrontare i prodotti.

L’errore che spesso si commette è quello di focalizzarsi sui singoli alimenti, ritenendoli a seconda dei casi miracolosi o colpevoli, senza invece badare all’alimentazione nel suo complesso. L’unica strategia per la perdita di peso resta quella di ridurre l’apporto calorico giornaliero e aumentare l’attività fisica

Molti prodotti che si fregiano della dicitura “light” rientrano in categorie (come quella dei dolci, ad esempio) per le quali le Linee Guida indicano un consumo “occasionale” (2). Quando stiamo acquistando dei biscotti light, chiediamoci: è veramente necessario acquistare la versione light per non doverci sentire in colpa oppure sarebbe meglio imparare ad inserire nella nostra dieta, con coscienza e moderazione, ciò che più ci piace? 

1. Regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento Europeo e del consiglio del 20 dicembre 2006. CREA (2019).
2. Linee Guida per una sana alimentazione (Edizione 2018).

Laura Nardi - biologa nutrizionista