VARESE La Lombardia è una delle regioni più informatizzate di Italia. Un dato positivo ma che porta però con sé un numero molto elevato di crimini digitali, come il furto di identità, le truffe, il cyber bullismo, le finte vendite di merci, etc. La polizia postale, nell’ultimo anno, ha collezionato 360 denunce per furto di identità, ovvero il 10 % del totale nazionale che ammonta a 4.300. Per quanto riguarda i raggiri nel commercio elettronico, in Lombardia, si parla invece di tremila denunce, un sesto di quelle presentate a livello nazionale, che sono 19 mila. «Il furto di identità è un reato di scopo, che prelude ad altro – spiega la polizia postale – I giovani sono un target critico per l’abitudine di pubblicare online le proprie foto e a raccontare quello che fanno nei dettagli, magari in tempo reale. I social network – come Facebook, che è una vera e propria piazza virtuale – portano con sé il rischio di essere intercettati e monitorati, con tutti i pericoli che ne conseguono». L’universo delle truffe nel commercio elettronico è molto
ampio. Ci sono finte vendite all’asta di merci; richieste di anticipo di spese per l’alloggio (chi non ricorda le disavventure capitate a numerosi varesini che hanno pagato l’affitto di case vacanze insistenti?); false lotterie; false comunicazioni di vincita di eredità, proposte di guadagno fittizie; richieste di donazioni per associazioni umanitarie e di volontariato inesistenti; vendita di false reliquie; adescamenti e ricatti, anche su prestazioni sessuali. La polizia postale sta svolgendo incontri nelle scuole del territorio proprio con lo scopo di mettere i giovani al corrente dei rischi della rete. «Cerchiamo di far capire ai giovani “l’etichetta”, ovvero il modo di comportarsi sulla rete secondo “il cyber-galateo” – spiega la polizia postale – Una delle cose che diciamo è che non ha senso mettere in rete tutti i fatti propri: prima perché cosa si mangia e a che ora si va a dormire non sono informazioni di interesse collettivo, secondo perché ci si espone a rischi di cui poi le istituzioni si devono fare carico». E gli esperti consigliano: «Per controllare i vostri figli fatevi un profilo sui social».
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s.bartolini
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