VARESE Allarme disoccupazione per i frontalieri. Sono, infatti, circa 1.200 i frontalieri varesotti e comaschi a essere rimasti senza lavoro: circa 700 quelli in provincia di Varese e 500 nella provincia di Como. In provincia di Varese, in data 22 ottobre, i frontalieri disoccupati rivoltisi all’Inps e che percepiscono l’indennità di disoccupazione sono complessivamente 705. L’impennata si è registrata nelle ultime settimane, una volta terminati gli strascichi dalle vacanze estive. Raccontata come un gradevole paradiso fiscale, amata per la sua precisione, visitata da milioni di turisti ogni anno, la Svizzera è sempre apparsa agli italiani, in particolar modo a quelli che le vivono accanto, una terra promessa soprattutto in termini lavorativi. Il lavoro oltrefrontiera è sempre stato fonte di guadagno per tutti coloro che lavorano in Svizzera e risiedono in Italia. Ma la Svizzera, o per lo meno il Canton Ticino, non può più essere definita l’oasi occupazionale di un tempo, perché la crisi economica che sta mettendo in ginocchio il Bel Paese – e che fa gridare all’emergenza disoccupazione – ora ha raggiunto anche i cugini svizzeri. E se l’industria varesina, nei primi sei mesi del 2012, ha visto crescere le proprie esportazioni dell’8% rispetto allo stesso periodo 2011, il Canton Ticino sta invece vivendo una situazione del tutto diversa. «Nel Canton Ticino si sta registrando una crisi nelle esportazioni che colpisce soprattuto il settore industriale – spiega Sergio Aureli, dirigente del sindacato ticinese Unia – Le aziende stanno
chiudendo e quelle che non sono in grado di garantire il lavoro ridotto, la cosiddetta cassa integrazione italiana, stanno licenziando i propri dipendenti partendo proprio dai frontalieri. Il frontaliere è l’ammortizzatore del sistema economico ticinese: quando si registra la necessità di mano d’opera è il primo a essere chiamato, ma è anche il primo a essere lasciato a casa quando le cose iniziano a non girare economicamente».Quindi, non solo si fatica a trovare lavoro in Italia, ora anche in Svizzera le cose sembrano mettersi male. Ma qualcosa nei conti non torna. Come mai sia sulle testate nazionali che su quelle svizzere continuiamo a sentir parlare di boom di frontalieri in Ticino? «La maggior parte dei frontalieri, oggi, trova lavoro tramite le agenzie interinali – continua Aureli – ma spesso, questo lavoro poi si concretizza in prestazioni saltuarie. Inoltre, risultano ancora attivi molti frontalieri andati in pensione o disoccupati che avevano un contratto lavorativo a tempo indeterminato. Questo perché nel momento in cui il lavoratore perde il lavoro, o va in pensione, dovrebbe recarsi all’ufficio stranieri e comunicare, entro nove giorni, il cambio della sua situazione lavorativa alla quale segue la revoca del permesso G».«Nessuno, però, lo fa: la legge svizzera prevede, per tutti coloro che non presentano questa comunicazione, una sanzione. Il controllo però sullo stato lavorativo di tutti i frontalieri risulta impossibile, quindi, quando si parla di boom frontalieri il riferimento numerico è quello dei permessi G ancora attivi».
s.bartolini
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