Sio apre una porta importante nella cura all’Alzheimer. Per la prima volta in venticinque anni, gli esperti propongono nuove linee guida per la diagnosi dell`Alzheimer che in futuro potrebbero consentire di iniziare le cure prima che la malattia manifesti i suoi sintomi. I più noti sono la perdita di memoria, la demenza progressiva e l’incapacità di svolgere le più semplici mansioni quotidiane. Le nuove linee guida sono state presentate all`International Alzheimer`s Meeting, tenutosi martedì alle Hawaii. Se saranno approvate, gli esperti prevedono un aumento da due a tre volte del numero delle diagnosi. Il cambiamento potrebbe anche aiutare le compagnie farmaceutiche a sviluppare nuovi farmaci, che a differenza di quelli attuali, sarebbero in grado di rallentare il corso della malattia. I ricercatori sono ormai convinti che l`Alzheimer possa essere identificato dieci anni prima i primi
segni di demenza. “Abbiamo completamente cambiato il nostro modo di pensare,” dichiara al New York Times Paul Aisen, ricercatore all`Università della California, “ora vediamo la demenza come l`ultimo stadio del processo.” Ma gli esperti ammettono anche che prima è fatta la diagnosi più alto è il rischio che sia sbagliata. Test come le tac al cervello o le punture lombari, detti biomarkers, sono ancora in corso di perfezionamento e verrebbero usati per rivelare cambiamenti a livello cerebrale. I biomarkers sono stati testati solo recentemente e nessuno è stato ancora formalmente approvato. Uno dei più nuovi, il PET (Positron Emission Tomography) è particolarmente efficace nell`individuare le placche al cervello caratteristiche dell`Alzheimer. Altri biomarkers già rilevano tracce della malattia anche in persone con incipienti problemi di memoria a breve termine, ma senza ancora alcun segno di demenza.
u.montin
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