Nei mesi in cui il ciclismo si ferma per la pausa invernale ed i corridori faticano in preparazione della nuova stagione, ogni tifoso cerca di sfogare a modo suo l’irrefrenabile voglia di due ruote. Lo ha fatto in modo molto particolare ed inusuale l’ex campione varesino Stefano Garzelli, che ora vive in Spagna, a Valencia. In queste ultime settimane, infatti, attraverso Facebook ed Instagram, Stefano ha iniziato a condividere video e foto della sua carriera. Vittorie, arrivi in volata, salite, cronoscalate.
Un concentrato di emozioni che ci ha riportato indietro di qualche anno, almeno una decina, quando Stefano combatteva per la maglia rosa oppure vinceva due Tre Valli Varesine di seguito, l’ultimo varesino ad aver vinto la corsa di casa. E’ bellissimo il video di un successo al Giro d’Italia, a Bergamo allo sprint su Gilberto Simoni. La voce inconfondibile e concitata di Auro Bulbarelli accompagna le immagini, «si alza sui pedali, Stefano Garzelli, prova a trovare la scia di Gilberto Simoni,
esce Stefano Garzelli, lo passa nei cinquanta metri finali. Stefanoooo Garzelli». E sono brividi, brividi veri.
Stefano regala ai suoi fans anche qualche in maglia rosa, assieme al Pirata Marco Pantani. E qui, più che brividi, sono lacrime. Quindi, spinti dalla curiosità, abbiamo chiesto a lui perché ha deciso di aprire questo libro dei ricordi, che ha emozionato un po’ tutti quanti: «Inizialmente, essendo un periodo morto e senza corse, ho iniziato a pubblicare video e foto. Anche per il semplice fatto di far rivivere qualche emozione ai miei tifosi. Poi rivedere queste immagini fa piacere, e anche un po’ commuovere. E’ una sensazione strana, perché ti rendi conto dopo tanto tempo di tutto ciò che sei riuscito a fare da corridore. In fin dei conti, quando sei in sella e passi da una gara all’altra, non realizzi mai quello che stai facendo, non metti a fuoco del tutto le tue vittorie o le emozioni. Perché sei già focalizzato sugli impegni successivi. Così ho avuto anche modo di gustarmi una volta di più quei successi, quei ricordi. Ammetto, è davvero bello, e molto tifosi stanno apprezzando». In questi mesi senza gare, Stefano è in Spagna con la sua famiglia. Da tre anni a questa parte, Stefano ha aperto una scuola di ciclismo che gestisce assieme alla moglie Maria.
Un’esperienza nuova, che ci racconta così: «Sono già tre anni che portiamo avanti questa avventura, e tutti e quattro i miei figli corrono per questa squadra. La gestione è tutta mia, li alleniamo assieme a tanti altri, partecipiamo alle corse, ci divertiamo. Ma si divertono soprattutto i bambini, perché si avvicinano al ciclismo grazie a dei valori ben precisi, che ci tengo abbiano bene in mente fin dall’inizio: qui ci si diverte, a prescindere che si vinca o che si perda, e per me il vero valore del ciclismo deve essere questo».
Crescere ciclisticamente in Spagna è diverso rispetto a farlo in Italia? «Non lo so, è una domanda difficile. Anche perché le corse giovanili in Italia non le seguo da molto tempo. Qui non c’è l’assillo del risultato, però non è giusto fare un raffronto. C’è forse differenza fuori dalle gare, nella vita di tutti i giorni. Chi si muove in bicicletta, deve indossare per forza il casco, è obbligatorio. Spero venga introdotto presto anche da noi». Tornando però al qui ed ora del ciclismo, in questo caso locale, Stefano ci parla anche di due professionisti varesini, che lui considera amici: «Eugenio Alafaci e Luca Chirico sono due ragazzi giovani, entrambi molto umili e sensibili, dei grandi lavoratori. Hanno il futuro davanti, però devono capire che tipo di corridori sono. Eugenio è in una grande realtà come la Trek, è importante sapere se ha grandi numeri per emergere o se è sacrificato come gregario. In ogni caso sta facendo grand cose. Deve scoprire lui stesso di che pasta è fatto».
E aggiunge: «Molto simile è il discorso di Luca Chirico, che in corse come il Giro d’Italia potrà capire che ruolo ha in questo ciclismo. Emergere è molto difficile ora, però lui ha grinta, volontà, è un ottimo scalatore. Credo possa fare bene nelle tappe di montagna del Giro d’Italia, lo aspetto lì». Chi invece si rimette del tutto in gioco è Ivan Santaromita: «La sua è una scelta coraggiosa, però va in una squadra che è in grande crescita. Se ha deciso di seguire Alberto Volpi è perché c’è dietro un grande progetto. L’unica pecca può essere il calendario, che sarà più asiatico, ma si farà vedere alla grande, ne sono sicuro». Chiosa finale sulle possibili sorprese di questa stagione ciclistica alle porte, che Stefano commenterà ancora per Rai Sport: «Mi aspetto molto ancora da Aru e Nibali, che sono ormai due certezze a livello italiano ed internazionale. Sono molto curioso di vedere cosa farà Bonifazio alla Trek, in squadra con Alafaci. In ogni caso ci sarà da divertirsi».