VARESE – Pietro Anastasi e gli Europei di calcio, un comune denominatore chiamato lettera V: che sta per Varese e vittoria.
Esordio in nazionale nella finale dell’edizione 1968 da noi ospitata, finora l’unico trionfo azzurro.
E l’ho fatto da giocatore del Varese. Tutti pensano che abbia disputato quegli Europei come juventino, ma la verità e che ci sono andato da varesino: ne sono tuttora molto orgoglioso, e non solo perché a Varese vivo.
Se giochi in una grande è più semplice essere convocati: prendersi il posto con la vetrina di una provinciale, dà molta più soddisfazione.
A proposito di quel Varese, il migliore di sempre che a Masnago batté Inter, Milan e la Juve 5-0: doveva esserci pure Armando Picchi.
Gran persona, poi l’ho anche avuto come allenatore alla Juve. Per i raduni a Coverciano, partivamo in macchina io e lui: io guidavo e Armando dormiva, lui era il capitano io il ventenne. Purtroppo, si è fatto male durante il campionato.
Prima volta con gol: Italia-Jugoslavia 2-0 a Roma, apre Riva e chiude Anastasi.
Davvero una vittoria varesina, Gigi Riva da Leggiuno e poi io. Ma, a 44 anni di distanza, è ancora bello pensare alla prima di finale.
Giusto, in caso di parità si rigiocava, mica come adesso.
Partita numero uno sabato, seconda lunedì.
Fortunata, la prima.
Molto, la Jugoslavia meritava di vincere minimo 3-1, ci hanno sopraffatto in ogni parte del campo, sono stati più bravi ma abbiamo pareggiato 1-1 in extremis. Nella seconda, Valcareggi ha messo dentro Rosato per Ferrini, Salvadore per Castano, Mazzola per Juliano, De Sisti per Lodetti e Riva per Prati; l’allenatore slavo, invece, ha cambiato pochissimo. Avvio senza storia, subito 2-0 alla mezz’ora, poi grande controllo.
La sua rete?
De Sisti dall’ala destra mi passa la palla sulla mezzaluna, poco fuori dall’area di rigore: io la alzo di destro e la metto all’angolino in semirovesciata, al volo. A vent’anni non hai l’esperienza ma l’incoscienza, mi è andata bene. Mi vanto, uno dei più bei gol della storia della nazionale.
Piuttosto, Europeo vecchia concezione con solo semifinali e finale tra Napoli, Firenze e Roma: mercoledì 5 giugno Italia-Urss, sabato e lunedì quello che abbiamo detto. E si lamentano oggi del poco riposo?
E’ un calcio diverso, stressante e sottoposto a pressioni. Più partite in campionato e nelle coppe, più interessi ma anche molti più guadagni. Diciamo che, comunque, stanno meglio di noi.
Scordiamo un passaggio, la monetina dopo lo 0-0 con l’Urss in semifinale: che parla di lotteria dei rigori, dovrebbe pensare a quel sistema.
Ero in tribuna al San Paolo, non ho assistito al lancio e non so niente di leggendarie monete in bilico, ricordo solo Giacinto Facchetti che esce dal sottopassaggio sventolando la maglietta: eravamo passati, la festa è iniziata così.
La festa grossa? Quella di lunedì all’Olimpico?
Una fiaccolata meravigliosa. Tutto il pubblico ha acceso gli accendini, chi non ce l’aveva i fogli di giornale.
Mondiali 1966 scabrosi, la Corea giusto per fare memoria, e poi Europeo vincente; Mondiali 2010 scandalosi e… quanti potenziali paralleli.
Ci spero nella chiusura del cerchio, 44 anni sono 44 anni: nel frattempo abbiamo fatto a tempo a vincere due Mondiali.
Ci spera e ci crede?
Sì. Do anche atto a Prandelli di essere stato, non dico cocciuto, ma di avere perseguito le sue idee. La storia dice che è stato bravo a insistere su Cassano e Balotelli, quando solo il primo giocava bene: in molti abbiamo criticato Balotelli, anche io, ma lui ci ha creduto e ha avuto ragione.
Un pensiero su Mario Balotelli?
Guadagni bene e fai un lavoro fantastico: sorridi di più, non trasmettere sempre la faccia incazzata. Sii più sereno, sappiamo tutti che hai avuto un’infanzia difficile, ma a maggior ragione abbi serenità.
Italia-Spagna: pronostico.
Sinceramente, ‘sto gioco tipo Barcellona, il tic e tac, mi ha un po’ stancato: contro il Portogallo mi sono annoiato. E non sono stato il solo. Adesso siamo noi la Spagna dell’inizio dell’Europeo, i favoriti e i più bravi: ovvio, se rendiamo come abbiamo fatto con Inghilterra e Germania. Ci sono voglia e grinta, non perché sono juventino, ma mi sembra di vedere i bianconeri dello scudetto. E statisticamente, da sempre, quando la nazionale vince, c’è sempre tanta Juventus.
Samuele Giardina
a.confalonieri
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