Andy Taylor dei Duran Duran ha il cancro, “non siamo diversi dalle tante famiglie che sperimentano questa malattia”

Ieri il riconoscimento a Los Angeles per la band dei Duran Duran, ma Andy Taylor il grande assente. Ha il cancro in stadio avanzato, lo annuncia lui stesso con una lettera che è Simon Le Bon a leggere

 

LOS ANGELES – Un padre di famiglia, prima che un musicista. Un uomo innanzitutto. Un malato di cancro, e per di più in stadio avanzato. Una maledetta malattia che non lascia scampo a nessuno, quella del tumore. Paura, ricordi, pudore…tanti sentimenti che si accavallano uno sull’altro…che si rincorrono, e precipitano nel baratro della fottuta paura.

Ieri alla reunion del gruppo, alla Rock and Roll Hall of Fame di Los Angel, Andy Taylor era il grande assente. Eppure con la sua lettera intima e profonda, letta da un Simon Le Bon evidentemente frastornato, e sinceramente commosso, era presente più degli altri. “Amiamo Andy teneramente – ha detto il frontman del gruppo, ma ha ribadito cercando di farsi forza – “non starò qui a piangere, penso che sarebbe inappropriato, ma è così che ci si sente”. E ha proseguito definendo come “assolutamente devastante” la notizia.

Sì, perché il chitarrista dei Duran Duran – antagonista storico di Simon Le Bon nella gara dei “bellocci” che infrangevano i cuori delle teenager come me al tempo – è malato già da quattro anni, e al quarto stadio, di una tipologia di cancro che non sembrava essere cosi pericolosa inizialmente, ma che come in molte famiglie diventa una presenza costante, quotidiana, fino a divenire un compagno molesto e del tutto invadente. Si appropria pian piano delle giornate, della quotidianità, della vita stessa, e la fa a pezzi. E per il quale ospite indesiderato “non esiste cura” – ammette Taylor. Lui come tanti altri, ne è consapevole la star dei Duran Duran, allorché afferma con amaro realismo, “molte famiglie hanno sperimentato la lenta progressione di questa malattia, e, naturalmente, non siamo diversi”.

Il chitarrista della formazione britannica che ha scalato le top ten e ha innovato nella direzione musicale della new-wave e del genere synth-pop ha poi aggiunto di voler parlare “dal punto di vista di un padre di famiglia, ma con profonda umiltà alla band, ai più grandi fan che un gruppo potrebbe avere, per questo eccezionale riconoscimento”, rivelando tuttavia che non avrebbe potuto sostenere il viaggio e la fatica “sia fisicamente che mentalmente, avrei spinto i miei limiti”, ha scritto Taylor, che chiosa con convinzione ma quasi volendolo lasciare come testamento spirituale del suo percorso artistico “tuttavia, niente di tutto ciò deve o dovrebbe sminuire ciò che questa band (con o senza di me) ha ottenuto e sostenuto per 44 anni”.


“Save a prayer”… quello che resta davvero da dire.

G.M.A.