Aria di rivolta in Lega Barricate anti-epurazione

VARESE In fuga dal Carroccio maroniano: venti di scissione nella Lega Nord. Tutto dipenderà dal ruolo che verrà affidato a Bossi in campagna elettorale. Il Senatur sarà candidato in Lombardia? La roccaforte di Busto intanto indica il vecchio “Capo” come candidato per le politiche al posto dell’ex presidente della Provincia ed ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, che ha reso nota l’intenzione di non ripresentarsi, dopo una sola legislatura. Qualcuno sente aria di scissione, e nei giorni scorsi in Transatlantico si è vociferato della possibilità di formare gruppi autonomi in Parlamento per evitare la scocciatura della raccolta firme per presentarsi alle urne con una lista che richiami alla “Lega delle origini”. Ipotesi che circola da quando le “scope” maroniane hanno iniziato a mettere da parte i dirigenti fedeli a Bossi, anche se fino ad oggi si è pensato più a rafforzare la minoranza interna, vedi le recenti elezioni circoscrizionali di Gallarate, con il candidato bossiano Guido Peruzzotti che ha consolidato un 30 percento di consensi. Il deputato ligure Giacomo Chiappori, bossiano, lega la permanenza nel movimento alla decisione del consiglio federale sulla ricandidatura di Umberto Bossi, ancora da definire. La scissione potrebbe essere una minaccia architettata per alzare

il prezzo sulle candidature: i bossiani, ormai in minoranza, sventolano lo spauracchio di una lista autonoma per convincere Maroni & C. ad andare cauti sulle epurazioni, perché in fondo anche i voti dei fedelissimi del “Capo” saranno decisivi per superare lo sbarramento. La sezione di Busto, ultima vera roccaforte dei fedelissimi del “Capo”, gioca la carta territoriale, chiedendo la candidatura di Umberto Bossi al posto del rinunciatario Marco Reguzzoni, mentre il segretario nazionale Matteo Salvini vorrebbe il Senatur in corsa per il Pirellone. «Escludo una scissione – assicura l’eurodeputato bustocco Francesco Enrico Speroni – c’è qualcuno che se ne può andare via dal movimento, com’è già successo in passato, da Miglio alla Pivetti per citare i casi più noti. Ma il partito che si sta sfaldando è il Popolo delle Libertà, non la Lega». Speroni invita anche a non collegare la decisione di Reguzzoni con le agitazioni interne al movimento: «Marco è rimasto deluso dall’esperienza a Roma. Qualche critica (quelle al «nuovo corso» maroniano, ndr) ci può stare ma la sua scelta non è legata alla ricandidatura o meno alle politiche». A questo punto non resta che attendere i nomi dei candidati in corsa per Pirellone e Parlamento.

s.bartolini

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