Artiglio non è solo un soprannome

Il commento post partita (Openjobmetis Varese - Upea Capo d’Orlando) del nostro Fabio Gandini

Una domenica di standing ovation, di quelle che fanno capire quanto e come Varese sia un posto diverso dagli altri. Non contava nulla, eppure sotto le volte di Masnago sono tutti in piedi, più volte e senza farsi pregare: i biancorossi che ci sono adesso – i cugini bravi di quelli che per mesi hanno fatto piangere e preoccupare – piacciono e vanno osannati. In fondo, qui sotto le Prealpi è sempre bastato poco per conquistare la folla: un pizzico di impegno, una spruzzata di bel gioco e il sudore che cola sono gli ingredienti per far innamorare. E non importa che combattere non serva più a sognare.

La Varese di Attilio Caja ha tutto per permettere al suo popolo di specchiarsi: ha il pathos che porta le partite fino all’ultimo respiro, proprio come accadeva con il Poz, ma possiede la capacità di imporsi nei finali, mai perdendo la lucidità e la concentrazione. È bella come una miss quando si distende in contropiede, è dura in difesa quando piegare le ginocchia è più indispensabile che necessario, sa essere collettivo che sceglie e supporta, ogni volta,

un protagonista diverso. Il Palawhirlpool – due mesi fa in preda al terrore da retrocessione e stufo di prestazioni perdenti e poco convincenti – per qualche giornata ha abbozzato, esaminando i cambiamenti e restando alla finestra. Ieri la riconoscenza verso il principale autore di questa zucca diventata carrozza è stata finalmente sdoganata anche dai cori dei tifosi, ultimo tassello che mancava a un puzzle che deve (e sottolineiamo deve) portare a una riconferma senza se e senza ma. “Artiglio” non è solo un soprannome: chiedetelo agli arbitri di ieri, impassibili davanti alla sua ira funesta a seguito di una decisione dubbia che poteva riscrivere il finale. Artiglio sono unghie sfoderate per imporsi con la credibilità dei fatti, quelli che anche gli infidi grigi sanno rispettare. Fatti che vorremmo vedere scritti su un libro bianco, quando ad agosto arriverà il domani cestistico.

Un altro che “fabbrica” fatti è Stan Okoye, il volto pulito di chi si conquista tutto partendo dalla melma, poi emergendo con prestazioni che definire degne di nota è poco. Okoye è Spartaco cui hanno spezzato le catene, è un girasole cui hanno tolto l’ombra: il 30 di valutazione totalizzato ieri è la consacrazione dell’impegno e della sua futuribilità. Non sappiamo se rientri nei piani della società (il 5+5 impone delicatezza nella scelta degli stranieri), sappiamo solo che l’anno prossimo vogliamo gente così, se contornati da Maynor ed Eyenga ancora meglio.
Pallacanestro Varese spa, hai visto il pubblico di ieri? Lo conosci il valore di un tal patrimonio? Ora tocca a te: per non disperderlo servono scelte oculate e chiarezza, fin dalla stanza dei bottoni. Un presidente, vero, un g.m., bravo, e Caja. Il futuro inizi da qui.