Attacco degli hacker all’Isis Oscurate decine di account

Anonymous lancia la sua battaglia: «Sarete trattati come un virus» Amman dopo i raid aerei: «Distrutto il 20% delle capacità militari»

– La Giordania ha annunciato di avere distrutto 56 obiettivi dello Stato islamico in tre giorni di raid aerei. Il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica giordana, Mansour al Jobur, ha detto che i raid aerei hanno annientato il 20% delle capacità militari dell’Isis.
Nel primo giorno di campagna aerea contro l’Isis, in rappresaglia alla barbara uccisione del pilota Maaz al Kassasbeh, i velivoli giordani hanno centrato 19 obiettivi. Altri 18 sono stati colpiti venerdì e 19 sabato. «Così facendo, il 20% delle capacità di combattimento del Daesh (Isis, ndr) è stato distrutto», ha spiegato il capo di stato maggiore dell’Aeronautica. «Siamo determinati ad annientare questa banda di terroristi», ha insistito l’alto ufficiale giordano.

Ma non c’è solo la Giordania a puntare il dito contro il Califfato nero. Gli hacker di Anonymous hanno lanciato un massiccio attacco informatico contro decine di account Twitter e Facebook utilizzati dallo Stato Islamico per la propria propaganda e per reclutare nuovi membri.
In un video comparso su Youtube gli hacker hanno annunciato che l’operazione anti Is, denominata #OpISIS, «continua». L’attacco, spiega Anonymous nel video, è stato coordinato da «musulmani, cristiani ed ebrei» di ogni età e ceto sociale e di «tutte le razze». Si tratta di una schiera «unita come uno, divisa da zero». In un passaggio del video, gli hacker di Anonymous, che già avevano lanciato un’offensiva contro i jihadisti all’indomani della strage di Parigi nella redazione di Charlie Hebdo, denunciano che «i terroristi che si fanno chiamare Stato Islamico non sono musulmani». Gli hacker poi minacciano nuove azioni affermando, «vi daremo la caccia, spegneremo i vostri siti, account, email e riveleremo chi siete. D’ora in poi non ci sono luoghi sicuri per voi online. Sarete trattati come un virus e noi siamo la cura. Internet è nostro».

«Non ci possiamo permettere un bagno di sangue a Mosul» perché «avrebbe sulle popolazioni sunnite un effetto pericoloso». Lo ha detto ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in riferimento alla possibilità di un’offensiva militare di terra contro la città controllata dai jihadisti.