LUINO Organizzare una corsa così è un atto di coraggio. Correrla così è un atto d’amore. Vincerla così è un atto di fede. È stata una Tre Valli stupenda, mai come stavolta i (tanti) assenti hanno avuto torto: percorso spettacolare, gara sempre viva, pubblico numeroso ovunque, con punte da Tour in pianura, da tappone pirenaico sull’Alpe Tedesco e un autentico bagno di folla all’arrivo. L’edizione numero 92 è firmata dal 24enne David Veilleux, figlio orgoglioso del Quebec, canadese proveniente dalla mountain bike, come Hesjedal re del Giro d’Italia.
L’amore
In una giornata di canicola asfissiante, corridori con la puzza al naso manderebbero tutto al diavolo: questi invece mulinano a dovere, chiudono a quasi 40 di media e, come si dice in gergo, fanno la corsa. Arrivano in 31 e meritano un monumento: sarebbe un’idea, per un lungolago bello ma sballottato dai tira-e-molla come quello caro a Piero Chiara.
Sono tre le categorie più in vista. La prima, gli indigeni: Paolo Bailetti è sempre davanti, tenta anche una sortita nel falsopiano, insomma è protagonista; Stefano Garzelli si vede poco, asseconda una condizione non eccelsa ma ha l’orgoglio di arrivare in fondo.
La seconda, i big: si contano sulle dita di una mano, ma accidenti se ci tengono. Voeckler, il Chiappucci di Francia, fa selezione mostrando di non aver esaurito la benzina del Tour; Di Luca nel finale è un’iradiddio, gli scappa via il vincitore ma detta il ritmo del gruppetto inseguitore; Visconti è addirittura eroico: si getta all’estrema caccia del fuggitivo, viene ripreso, in discesa sbanda e ruzzola sul marciapiede di Luino, rimonta in sella e smoccola fino al traguardo. Chiamali primedonne, se sei ingrato.
E poi c’è la terza classe, la più bella perché rappresenta il futuro: i giovani. Palini (dell’89, secondo con un grande sprint su Di Luca), Cattaneo (del ’90, corre con cuore e cervello, ha vinto un GiroBio ed è una promessa assoluta) e soprattutto il semi-varesino Luca Wackermann, rhodense del ’92. Cresciuto nella Biringhello e affermatosi nelle giovanili sulle strade del Varesotto, è stagista alla Lampre e ha avuto la faccia tosta di mettere alla frusta i campioni, arrendendosi solo ai crampi nello sprint.
Infine c’è un single da romanzo: il colombiano Serpa Perez, che arriva ultimo, da solo, a 14′ ma combatte stoicamente per vedere lo striscione. Se non è amore questo.
La fede
Veilleux non lo pronosticava nessuno, e forse non lo conosceva nessuno: quand’è partito non l’hanno considerato, quando l’hanno considerato era tardi. È l’emblema di un team, la Europcar, che non riesce a entrare nella serie A targata ProTour, ma ovunque va lascia il segno.
Capitan Voeckler gli ha fatto l’assist scremando i rivali, il carneade con la foglia d’acero è scattato in contropiede ai meno 18 profittando di un attimo d’impasse: «Da lì – ha raccontato incredulo – ho fatto una specie di cronometro, senza mai voltarmi. Era l’unica chance: mica potevo aspettare di vedere cosa facevano Di Luca e Visconti. Ero convinto che davanti ci fosse ancora qualcun altro: quando l’ammiraglia mi ha affiancato per dirmi “guarda che sei solo” sono rimasto sorpreso. E ho accelerato: nella foga ho pure sbagliato una curva in discesa, per fortuna c’era spazio e non ho sbattuto».
Con la sua pedalata sghemba ma potente ha tenuto a bada gli inseguitori: bella prova da passista scalatore qual è. Forte e umile: «Il mio obiettivo è essere il numero uno del Quebec. E magari andare ai Mondiali». Un ragazzo acqua e sapone: ossigeno puro, si porta a casa pure il brillante del Trittico.
Il coraggio
Patron Renzo Oldani è sudato come se avesse pedalato e raggiante come non si aspettava manco lui alla vigilia: «Giornata fantastica, mai vista tanta gente. Uno spot per il ciclismo in questi tempi cupi. Meno male che ci sono questo pubblico e questi corridori: ricordo i Moser e i Saronni andare a spasso nella nostra gara, questi invece hanno fatto sul serio, onorandola alla grande. Soddisfazioni così ricacciano giù le amarezze, gratificano e danno la forza di continuare, nonostante tutto».
La polemica, però, non può annacquarsi nel volemose bene: qualcosa bisogna fare, perché la Tre Valli non resti una grande corsa con un piccolo cast. «La Lega degli organizzatori deve essere incisiva, tutelarci, alzare la voce. Costringere Uci, Federbici e squadre a ragionare non solo in termini di sponsor. Ne va della sopravvivenza delle gare storiche e del ciclismo italiano. Amedeo Colombo mi ha promesso che a settembre si farà una riunione: speriamo porti a passi concreti. L’anno prossimo il calendario sarà ancora intasato, ma va trovata una soluzione. Altrimenti anche la Tre Valli rischia».
Ordine d’arrivo: 1. David Veilleux (Can, Europcar) 198,470 km. In 4h58’15”, media 39,751; 2. Andrea Palini (Ita, Team Idea) a 1’06”; 3. Danilo Di Luca (Ita, Acqua&Sapone) st; 4. Parisien (Can) st; 5. Wackermann (Ita) st; 8. Bailetti (Ita) st; 9. Voeckler (Fra) st; 12. Visconti (Ita) a 2’14”; 13. Garzelli (Ita) a 3’00”. Partiti 118, arrivati 31.
Stefano Affolti
a.confalonieri
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