La bellezza di una persona non è racchiusa nel suo viso, nel suo corpo. Ma nel suo animo, nel suo cuore. È una luce invisibile, la stessa che si irradia dal cuore più nascosto e recondito del Franco Ossola fin sulle tribune, dove è nascosta la bellezza del Varese: la sua gente. E per parlare di bellezza, non potevamo non sentire Sarah Maestri, la madrina biancorossa.
Non lo so: mi avete chiesto un po’ tutto ma..
L’amore che ho per il Varese rappresenta l’amore per Natale Giorgetti. Ho dovuto superare la morte di Giorgetti, e non potevo superare anche quella del Varese.
Sì. Ero sconvolta. E quando mi è stato chiesto di dare una mano l’ho fatto col cuore. Perché il cuore che mi batte in petto è biancorosso. Sapete una cosa?
Molti colleghi del mondo del cinema mi chiedono perché ho questa passione per il Varese: immaginano che dietro ci siano delle motivazioni economiche, senza capire che il Varese è qualcosa di più di una semplice squadra.
Il Varese è aggregazione, unione, comunione d’intenti e valori, in un mondo che ormai è social e solitudine.
Certo, tu eri scettico quando abbiamo realizzato il terzo tempo dopo le partite, poi hai cambiato idea.
E lo hai fatto perché hai visto che l’unione tra squadra, dirigenza e tifosi, andava oltre ogni cosa.
Capelloni: quando l’ho visto calciare la palla ho sgranato gli occhi. Poi ci metto tutti i giovani, in particolare Lorenzo Lercara, luinese come me e talento infinito.
Il terzo tempo, sicuramente. E poi devo dire con orgoglio e soddisfazione che siamo riusciti in pochissimo tempo a rilanciare l’immagine del Varese.
Cioè che rilanciare l’immagine di un’azienda appena fallita, in così poco tempo, non è da tutti
.
Un po’ fortuna e tanto lavoro. Merito di tutti noi e dei tifosi che hanno reso tutto così magico e speciale.
Due mesi fa ho presentato ai soci fondatori i disegni per le nuove maglie… E sono piaciute. Vi dico che sono legate, ancora di più alla città. Sono legate al bicentenario, non solo nel logo ma anche sulla maglietta.