Il tema degli autovelox torna a far discutere e accende lo scontro tra il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, e l’Anci, l’associazione che rappresenta i Comuni italiani. Al centro della contesa, la questione annosa dell’omologazione dei dispositivi e il loro utilizzo: per molti sindaci strumenti di sicurezza stradale, per il governo un potenziale strumento di incasso ai danni degli automobilisti.
Lo scorso marzo, era stato inviato a Bruxelles uno schema di decreto per chiudere i contenziosi sulle multe e regolarizzare i dispositivi, ma il testo, dopo una valanga di polemiche, è stato ritirato. Nel frattempo, il ministero ha chiesto all’Anci un censimento aggiornato degli autovelox fissi e mobili, in particolare quelli installati prima e dopo il 2017, anno chiave per le modifiche normative relative all’omologazione.
Il punto critico è rappresentato dalla scadenza del 12 giugno 2025: secondo un decreto già in vigore, da quella data i dispositivi potranno essere utilizzati solo se preceduti da segnaletica adeguata e se sottoposti a taratura certificata annuale. Tuttavia, in assenza di un decreto di omologazione – che manca da oltre 30 anni – non è possibile rilasciare certificazioni valide. Il risultato? Tutti gli autovelox presenti sulle strade italiane rischiano di dover essere disattivati, e le sanzioni già emesse potrebbero diventare impugnabili.
Una situazione che potrebbe scatenare il caos amministrativo.