Per il quarto anno consecutivo, la Schiranna è ufficialmente balneabile. Dal 16 luglio e fino alla fine di settembre, lo specchio d’acqua a ridosso del Lido di Varese — insieme a quello di Bodio Lomnago — ha ricevuto il via libera da parte delle autorità sanitarie: “acque buone” a Varese e addirittura “ottime” a Bodio. Eppure, nel primo weekend di apertura, il numero di bagnanti è rimasto quasi simbolico.
Il Parco Zanzi brulica di vita, famiglie e ciclisti affollano i sentieri, i tavoli da picnic sono tutti occupati. Ma sulla sponda dove è consentito tuffarsi, pochi osano entrare in acqua. E non solo per colpa del tempo incerto: c’è diffidenza tra i residenti, che ricordano i tempi dell’inquinamento, e poca informazione per i visitatori.
Chi arriva da fuori spesso non sa che il lago è balneabile. E anche chi lo scopre, come Roberta Fabbri, resta sorpresa: «Non sapevo si potesse fare il bagno. L’acqua non è male, ma bisogna stare attenti ai sassi e al fondo incerto».
La zona destinata ai tuffi, poi, è spoglia e disadorna: niente ombrelloni, sdraio, bar o bagnini. Il prato curato si trova lontano dalla riva, e l’accesso al lago è tramite uno sterrato sassoso, poco comodo e poco invitante.
Così, quel piccolo paradiso naturale rimane in gran parte ignorato, stretto tra un passato inquinato e un presente che, pur promosso dall’ATS, non offre ancora attrattive o servizi sufficienti a conquistare davvero i varesini o i turisti.
Il potenziale c’è, le acque sono pronte. Ora servirebbe il coraggio — e l’investimento — per trasformare la Schiranna da cartolina in vera meta balneare.