Benvenuti a Cocquio Il paese del mostro

COCQUIO TREVISAGO L’orrore fa spettacolo. Anche a Cocquio Trevisago, come Cogne, Erba e Garlasco. Magari per curiosità, anche solo per dare una sbirciatina veloce prima di allontanarsi, fatto sta che l’abitazione di via Dante, dove è avvenuto l’efferato delitto dell’82enne Carla Molinari, sta catalizzando l’attenzione di tantissimi curiosi. E non solo tra gli abitanti di Cocquio, scossi profondamente dopo il massacro.

La villetta è meta anche di veri e propri “tour dell’orrore”. Persone di fuori paese che si fermano anche per pochi secondi davanti all’abitazione solo per guardare la villa degli orrori, per dare un’occhiata a quella casa, più e più volte inquadrata dalle telecamere di tutte le televisioni, locali e nazionali e per questo entrata nell’immaginario di tutti. Così non costa nulla salire in macchina, percorrere anche solo qualche chilometro e soffermarsi davanti al luogo del crimine ripercorrendo la tragicità di un delitto che ha fatto il giro d’Italia, finendo anche a «Chi l’ha visto?», turbando l’opinione pubblica e facendo inorridire.

E così può capitare che qualcuno arrivi persino da Pavia pur di vedere la villetta anche solo per pochi istanti. «Abbiamo saputo – commentano incredule alcune signore del posto – che c’erano dei ragazzi arrivati da Pavia. Non sappiamo proprio che cosa possa averli attirati di tutta questa storia, forse avere visto le immagini in televisione li ha incuriosisti . Evidentemente hanno proprio del tempo da buttare via». E così, come altre località rese tristamente celebri da gravissimi fatti di sangue, anche Cocquio Trevisago sta diventando meta dei viaggi dell’orrore. Basterebbe ricordare Cogne, Erba o Garlasco per capire quanto, anche un fatto drammatico, possa incidere sulla notorietà di una località. Perché anziché ammirare le suggestive montagne valdostane qualcuno preferiva, e forse continua a farlo, fermarsi di fronte alla villetta nella quale fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi solo per assaporare l’odore della cronaca.

«In effetti – raccontano i cittadini – ci sono sempre più facce nuove davanti alla casa della Carla. Persone mai viste che sicuramente arrivano da fuori perché qui ci conosciamo tutti. Si fermano guardano, ma poi chissà cosa avranno da guardare, e poi se ne vanno. Inizialmente, pensavamo si trattasse di giornalisti ma poi abbiamo capito che erano solo dei curiosi». Evidentemente guardare, anche se da lontano, la scena del crimine attrae maledettamente e così la villa di via Dante, di questi tempi, per qualche turista è persino più allettante di una scalata per le cappelle del Sacro Monte di Varese o di una passeggiata lungo le coste del lago Maggiore. Potere della suggestione televisiva. E dell’orrore.

b.melazzini

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