Un alto esponente del governo dichiara che l’ipotesi di una maggioranza allargata equivale “a un colpo di stato”. Parere rispettabilissimo, ma da quale pulpito viene la predica? Non c’è stata forse, in questo sciagurato ventennio, una forza politica che ha minacciato la secessione attentando all’unità del Paese, evocato torme di bergamaschi armati pronti a colpire lo Stato, esibito metaforici proiettili pronti per certi magistrati, affermato che con il tricolore ci si pulisce non diremo cosa, e cento altre volgarità?Politici, peraltro, tanto ribelli da sottomettersi
sempre agli interessi particolari di chi ha governato senza mantenere alcuna delle roboanti promesse elettorali, alla faccia dei ceti medi e popolari? E non dobbiamo proprio a questo esimio politico la più immonda legge elettorale della storia repubblicana, che promuove in parlamento i servi più fedeli dei capi di partito? Ora si arriva persino a negare la crisi, con la più classica faccia di tolla, perché la gente va ancora al ristorante e in vacanza. Ma come pensare di uscirne, con personaggi di tale qualità?
Andrea Luppi
Il colpo di Stato è minare la sua credibilità. Governando così male da seppellire l’idea di bene pubblico. Il colpo di Stato è attentare all’etica che deve presiedere all’attività politica, e della quale si è perduta cognizione. Il colpo di Stato è assistere allo sfascio d’un Paese anziché soccorrerlo e rimediarvi. Il colpo di Stato è votare per anni l’invotabile, essendo consci di ciò che si sta compiendo. Il colpo di Stato è subordinare gl’interessi collettivi alle convenienze di parte. Il colpo di Stato non è immaginare una maggioranza alternativa in una situazione d’emergenza, è subire una situazione d’emergenza senza saper immaginare come uscirne. Il ministro Maroni, intervistato domenica sera da Fazio su Raitre e richiesto d’un giudizio sulle parole del collega Calderoli, ha risposto: non rispondo sui commenti altrui. Che cos’altro aggiungere, dopo una così autorevole bocciatura?
Max Lodi
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