Betti: «Noi privilegiati, c’è chi soffre» Sorprese: penalità stop, mister in panca

L’estate è stata piena di incertezze per il Varese che adesso, però, guarda con serenità al campionato. La vittoria con lo Spezia ha fatto capire quanto sia forte lo spirito di gruppo della squadra di Stefano Bettinelli.

L’allenatore che ha salvato i biancorossi ai playout con il Novara potrà finalmente stare in panchina da solo: la sua domanda per accedere al corso di Coverciano, dove viene rilasciato il patentino di prima categoria, è appena stata accettata. Una buona notizia che si aggiunge al successo con lo Spezia e alla fine di un mercato da ricordare.

La società è riuscita a ridurre il monte ingaggi di oltre un milione di euro senza smobilitare, tanto che sembra certa una notizia che non lo era affatto: a metà settembre non arriverà un’altra penalizzazione oltre il -3 iniziale perché verranno pagati contributi e tasse arretrate.

Capitolo nuovi arrivi. Se per i giovani Capezzi e Pektovic (in caso di valorizzazione con più di 10 presenze, il club incasserà un bel gruzzolo di qualche centinaia di migliaia di euro) la serie B deve essere un trampolino, gli ex Luoni e Rivas sono arrivati di corsa, senza porre condizioni. «I soldi non fanno vincere» aveva osservato Bettinelli per far capire che il motore di ogni impresa è soltanto il cuore. Ebbene, Rivas e Luoni non hanno pensato al portafoglio (si dice che si siano accontentati di stipendi da “debuttanti” pur di vincere la sfida del rilancio: giù il cappello) ma al progetto sano del club. Per questo sono da Varese, come Forte e Rea (quest’ultimo sarebbe disposto a spalmarsi l’ingaggio in più stagioni).

A Malnate, nuovo quartier generale, solo Forte. Miracoli e Rivas – fuori a Carpi – si allenano a parte per recuperare dagli infortuni. Il Betti sorride: «I fuochi d’artificio illuminano il cielo ma durano un lampo, invece, sotto la cenere, cova la brace che può diventare un incendio».

Non servono campioni o nomi altisonanti per andare lontano ma ragazzi sani, disposti ad amare la maglia e a dare tutto per la loro squadra. La parola magica è «gruppo» e per costruirlo Bettinelli ha aperto un conto emozionale con i suoi: «Cioè una “banca di emozioni” che ognuno di noi ha in un posto nel proprio animo e dove, di volta in volta, deposita e preleva quelle emozioni che l’altro, nel quotidiano, gli trasmette rendendo ogni rapporto unico». L’allenatore sfata un mito: «Molti pensano che per fare gruppo si debbano fare lunghi ritiri o andare a mangiare insieme. Niente di più sbagliato: se delle persone non stanno bene insieme, non è la vicinanza forzata che migliora le cose, anzi questa ne acuisce i contrasti». Serve ben altro per fare gruppo, come osserva Bettinelli che indica innanzitutto una regola: «Non sbagliare atteggiamento». Cioè, ad esempio: «Arrivare all’allenamento con in sorriso sulle labbra, anche se si è rimasti in panchina, affrontare ogni allenamento al massimo, dimenticare le ripicche o gli atteggiamenti scostanti, rispettare le scelte del mister e le decisioni dell’arbitro. Mai sbattere le porte dello spogliatoio, mai tirare calci alle borse…». Nessuno dei biancorossi sta sbagliando atteggiamento e si vede a occhio nudo che il Varese sa stare bene insieme.

Forse un pericolo potrebbe essere costituito dalle pressioni di piazza o media. Nulla di più sbagliato, come sottolinea Bettinelli: «Chi è pagato per giocare a calcio è un privilegiato e noi andiamo sempre in campo con la mente libera e senza pesi. Le pressioni vere colpiscono chi è malato gravemente o è senza lavoro. Noi siamo strafortunati e non dobbiamo mai lamentarci».

© riproduzione riservata