«Se solo tutti noi comprassimo un litro o due di latte Varese in più alla settimana, la Cooperativa sorriderebbe». Questo l’appello di , consigliere della Prealpina Latte dal maggio scorso.
Il consigliere è preoccupato per le voci che si sono rincorse nei giorni scorsi sulla cooperativa in occasione della rescissione della concessione. «Secondo me è successo qualcosa che è difficile da gestire – dice Macchi – Come accade in tutte le aziende, dal bar fino alla palestra, passando per la multinazionale, è evidente che quando arriva qualcuno di nuovo (in questo caso il riferimento è al nuovo presidente della Cooperativa) si cambia strada. Ma nessuno ha intenzione di trasferire la cooperativa». Un aspetto, però, secondo Macchi, va riconquistato: l’affetto dei consumatori verso il latte Varese. «La reputazione di questa cooperativa latte negli ultimi anni è andata un po’ a dissolversi – continua il consigliere – Questa è la cosa più importante da recuperare. Io nel 1997-98 avevo i negozi, conosco i produttori: sono gente che non si risparmia. Poi è arrivata la concorrenza spietata che ci ha colto di sorpresa. Abbiamo trascurato l’importanza di salvaguardare il nome del Latte Varese e di consolidarne il marchio».
Macchi parte da un dato di fatto: «I produttori hanno un latte eccellente. La produzione rispetta canoni elevati, tanto che il nome del nostro latte è conosciuto come uno dei più buoni d’Italia». «Il consumatore questa cosa deve saperla. Perché è vero che se compra il latte della centrale di Varese spende dai 20 ai 30 centesimi in più rispetto ad altri latti, ma alla fine stiamo parlando di 20 euro in più all’anno che aiutano un’azienda locale di sopravvivere in modo
adeguato». Gli standard elevati del prodotto derivano da diversi fattori: «L’allevamento, il cibo che viene dato alle vacche, la capacità di portare immediatamente in produzione il latte, la qualità dei macchinari che servono per i processi di pastorizzazione e per la scrematura dei grassi. Su tutto, la rapidità con cui il latte passa dal produttore al consumatore». Comprando un prodotto di grande qualità, il cliente consente di salvare il lavoro di 70 persone tra operai, impiegati, addetti alla vendita e produttori.
«In più il cliente può scegliere tra un’ampia gamma di prodotto, tra cui lo yogurt e l’insalata» continua Macchi, che fa anche autocritica: «Bisognerebbe avere la forza economica per andare nelle piazza per andare a dire: “se comprate il latte Varese spendete di più, perché è un latte che vale di più”. Non si può paragonare il latte Varese ad altri latti. Bisogna partire dal senso di appartenenza. Sarebbe bello se fossimo tutti un po’ portabandiera di questa rivincita che dobbiamo prenderci. Facciamone una questione di orgoglio». Sul futuro della cooperativa: «sono state prese in considerazione nuove strategie di vendita che auspichiamo daranno buoni frutti. Vogliamo essere ottimisti e andare avanti convinti che arriveranno tempi migliori» conclude Macchi.