Macchè genitori, i bambini devono puntare soprattutto sui nonni. Sono loro a misurare la febbre, a controllare l’orologio per vedere quando dare le medicine e ad andare dal pediatra con il nipotino: così i nonni entrano in gioco anche nei momenti complicati delle influenze delle malattie esantematiche come morbillo e varicella e nei frequenti piccoli disturbi della prima infanzia.
Con sempre più famiglie con genitori separate cresce il ruolo dei nonni e i dati presentati da Federanziani nel corso del primo Congresso sulle cure primarie pediatriche ha confermato questo cambiamento. E i pediatri a loro volta stanno imparando a rapportarsi con loro, riflettendo di offrire ad esempio, schede di spiegazioni delle prescrizioni per rendere più facili le letture delle terapie per le quali c’è poi un passaggio di consegna tra nonni e genitori.
“Durante la mattina il 63% delle volte sono i nonni a portare i nipoti dal pediatra, nel pomeriggio la percentuale scende al 48%”, ha spiegato Roberto Messina, presidente della Federanziani. Quando poi il bambino si ammala di una malattia esantematica allora a prendere in cura il bebè nel 69% dei casi intervengono sempre e ancora i nonni.
In tutto sono un esercito di oltre 12 milioni di persone che ogni anno secondo lo studio Sic-Federanziani contribuiscono con 3,5 miliardi euro dalle loro pensioni aiutando figli e soprattutto nipoti in due modi: baby sitter a tempo pieno e in modo gratuito e sopperendo ai bisogni sostanziali dei figli e nipoti. Fa riflettere il dato che a parità di tempo speso da genitori e nonni su 100 incidenti domestici dei bambini solo il 5% avviene con i nonni e il 95% è con i genitori.
u.montin
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