VARESE Venticinque anni di sbinocolate sui laghi sono serviti ai volontari birdwatcher della Lipu e del Gio, il Gruppo ornitologico insubrico, a censire in maniera capillare tutte le specie di uccelli svernanti nel varesotto.E a descriverle in un bel volume, curato da Fabio Saporetti e Monica Carabella, pubblicato con il contributo dell’assessorato Caccia e pesca della Provincia.Presentato alla nuova palazzina dell’agenzia del Turismo, frutto di puro volontariato – gli ornitologi sono tutti “dilettanti” nel senso nobile del termine – “Uccelli acquatici svernanti”, del costo di dieci euro e ordinabile online contattando il sito del Gio (www.gruppoinsubrico.it) si rivolge agli studiosi, alle scuole, ma anche all’escursionista appassionato, che grazie al formato pocket lo può mettere nello zaino e confrontare così gli avvistamenti. Il volume, che contiene dati dal 1986 al 2010, è diviso in due ampie sezioni: nella prima si presentano le linee generali del progetto, di spessore internazionale, con oltre cento Paesi coinvolti e 25 mila luoghi di osservazione, con i dati locali inviati all’università di Pavia, coordinatore regionale, e quindi all’Istituto superiore di Ricerca ambientale a Bologna; la seconda è invece dedicata a tutte le specie censite, per ognuna delle quali
si descrivono abitudini, luoghi di osservazione e numero di individui presenti negli anni.«Con il passare del tempo abbiamo avvertito un cambiamento positivo», ha detto Walter Guenzani, ornitologo e anima del Gio, «si sono aggiunte parecchie nuove specie e altre, come l’airone cenerino, hanno incrementato il numero di coppie. Tra le rarità avvistate, la strolaga maggiore, nel 2008, sul Verbano, l’edredone, anatide che popola le estreme regioni del Nordeuropa, come del resto l’orco marino, visto sul lago di Varese, e lo smergo ora nidificante da noi».Il censimento, annuale, si svolge sempre nei primi venti giorni di gennaio, quando l’avifauna delle zone umide non compie spostamenti migratori.«Diverse squadre di osservatori si posizionano alla stessa ora su un’area di circa venti chilometri, lo scopo è di fare una “fotografia” delle specie presenti in quel momento nel territorio. Si osserva con binocoli e cannocchiali quindi si sommano gli avvistamenti compiuti nei nostri nove specchi d’acqua», ha spiegato a questo proposito Monica Carabella. «Un’opera come questa, così dettagliata, serve anche a conoscere meglio i siti dove gli uccelli svernano e potenzialmente a tutelarli. A differenza dei Paesi del Nordeuropa», ha aggiunto il delegato della Lipu, Massimo Soldarini.
s.bartolini
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