Bocci (Pd): “Grave che in 12 ospedali lombardi non sia consentito l’aborto farmacologico”

L'indagine del Partito democratico sull'applicazione della legge 194 sull'interruzione della gravidanza. Nel mirino della consigliera regionale anche le strutture di Busto Arsizio e Legnano che non garantiscono l'utilizzo della pillola RU486. Ma sottolinea il "trend positivo" della città di Varese, passata dal 2,2% di presidi del 2019 al 50,8 del 2022

MILANO – Il fatto “che ci siano 12 strutture che non consentono la scelta di utilizzare il metodo di interruzione della gravidanza farmacologica e’ molto grave perche’ siamo indietro a tantissime Regioni e questo non e’ degno di una Regione come la nostra”. Lo ha detto Paola Bocci a margine, consigliera PD in Regione Lombardia, in occasione della Conferenza stampa di presentazione dell’indagine sull’applicazione della legge 194.

In Lombardia il ricorso all’aborto farmacologico e’ in aumento (andando a rappresentare il 40,4 per cento delle Ivg, cioe’ le interruzioni volontarie di gravidanza totali rispetto al 35 per cento nel 2021). Questa e’ la fotografia emersa durante la conferenza stampa di presentazione dell’indagine sull’applicazione della legge 194 in Lombardia condotta da Paola Bocci, consigliera gruppo Pd in Regione. Nonostante cio’, sono 12 le strutture pubbliche lombarde che non garantiscono l’utilizzo della RU486 (mentre 38 strutture ospedaliere pubbliche consentono alle donne di praticare sia l’interruzione

di gravidanza chirurgica sia farmacologica). Parliamo degli ospedali di Legnano, Magenta, Rho, Cernusco sul Naviglio, Busto Arsizio, Cantu’, Merate, San Gerardo, Treviglio, Seriate, Chiari e Asola. I dati sulla RU486 vedono in quasi tutte le province lombarde un aumento percentuale di strutture pubbliche che ne garantiscono l’utilizzo: esempi come Lodi in cui si e’ passati dal 41,20 per cento nel 2019 di strutture pubbliche che garantivano l’utilizzo della RU486 al 72,54 per cento nel 2022 oppure Milano Citta’ in cui nel 2019 erano il 19,55 per cento le strutture in cui si poteva effettuare l’aborto farmacologico al 41,14 per cento nel 2022. Anche la citta’ di Varese ha visto un trend positivo, passando dal 2,20 per cento di strutture dove e’ possibile ricorrere all’aborto farmacologico nel 2019 al 50,84 per cento nel 2022. L’unica eccezione che vede invece un trend negativo e’ quella di Mantova che ha visto una diminuzione di strutture che somministrano l’aborto farmacologico: dal 41,11 di strutture dove l’aborto con la pillola era consentito nel 2019 al 37,37 nel 2022.