Body positivity: accettazione di sé e basta?

E' importante saper accettare la propria immagine corporea ma rassegnazione e negazione non si possono nascondere dietro alla facciata della body positivity.

Mi è stato segnalato, recentemente, un post su Instagram di una ragazza che in nome della “body positivity” mostrava il suo corpo palesemente in stato di sovrappeso/obesità, dicendo che è doveroso “normalizzare” situazioni come la sua.

Mi ha fatto riflettere, e vorrei portarvi con me in questa riflessione.

L’accettazione di se stessi, l’essere in pace con il proprio corpo e il non paragonarsi a canoni di bellezza irraggiungibili di cui siamo saturi sui social sono i cardini del movimento body positivity e penso che siano anche il punto di partenza per un lavoro su se stessi e su come vivere in serenità il proprio corpo, con cui si convive per tutta la vita.

Molte ragazze e influencer, sui social, hanno iniziato a mostrarsi “non perfette” e a far vedere ai propri followers le imperfezioni che anche loro hanno e che sono normali, mostrando quindi che quella è la normalità, non le immagini di corpi perfetti e spesso ritoccati a cui siamo abituati e che ci vengono propinati su ogni piattaforma.

Molto spesso in studio i miei pazienti mi danno come obiettivo del percorso nutrizionale un numero. È inutile dirlo, ma molto spesso quel numero è irrealistico. E molto spesso chi sogna quel valore assolutamente lontano da cifre auspicabili, sono ragazze tra i 15 e i 30 anni: la fascia d’età che passa più tempo con i social e con le immagini di cui parlavamo sopra.

In questi casi, il mio obiettivo personale, come nutrizionista e professionista sanitaria, è quello di andare oltre all’elaborazione del piano personalizzato, e lavorare con la persona che ho davanti sull’accettazione di sé e sul far comprendere che il loro desiderio, per la fisicità che hanno, per la genetica, per un sacco di motivi, è irrealistico. È fondamentale chiarire, a questo punto, cosa sia sano e cosa no, e mi piace condividere questo percorso di accettazione della propria fisicità con altre figure professionali, come quella dello psicologo; e questo dimostra proprio come, a volte, la difficoltà di accettarsi nasca proprio dal continuo paragonarsi a modelli inarrivabili, al limite del fisiologico.

Ecco, allora, che si comprende appieno l’importanza di una filosofia come quello della body positivity, che cerca di scardinare i vecchi canoni di bellezza promuovendo nuovi standard di normalità e allontanando quel continuo senso di inadeguatezza e senso di colpa a non sentirci perfetti che ci accompagnano.

La body positivity sostiene, infatti, che tutti dovrebbero avere una propria immagine corporea positiva, dando spazio alla costruzione della fiducia in se stessi, eliminando i giudizi o i commenti sui corpi o sulla fisicità altrui, sostenendo la bellezza a prescindere dalla forma o dalla taglia.

Ma, c’è un ma.

Accettarsi è la soluzione? Ci si ferma qui?

A parer mio, no. Perché è giustissimo non paragonarsi ad altri e non fare riferimento ai corpi perfetti che vediamo sulle riviste di moda, sperando un giorno di essere come loro, accettando di essere diversi, ma non ci si può e non ci si deve fermare qui. Bisogna lavorare su di sé e va fatto sempre nell’ottica di un miglioramento e, soprattutto, di un miglioramento del proprio stato di salute. Non bisogna fermarsi al “io sono così e mi vado bene così” se dietro a quell’essere “così” c’è una condizione quale l’obesità, il sovrappeso o altri disturbi del comportamento alimentare che predispongono all’avere un aumentato rischio per malattie cronico-degenerative come il diabete, malattie cardiovascolari e tumori.

Rassegnazione e negazione non si possono nascondere dietro alla facciata della body positivity; non c’è nulla di positivo nel non fare nulla per sé, avere una vita sedentaria e mangiare in modo non salutare, con abitudini alimentari scorrette. Anche per un individuo apparentemente sano e normopeso vale lo stesso discorso. La conduzione di uno stile di vita sedentario associato ad una alimentazione scorretta sono correlati a infiammazione cronica, aumento del rischio per malattie cardiovascolari e metaboliche.

Se state lavorando su voi stessi al meglio che potete allora siatene orgogliosi; se, al contrario, siete coscienti di non trattare il vostro corpo con amore e in ottica di miglioramento della salute, lo sbandieramento della “body positivitynon vi porterà molto lontano.
Trovo invece di grande esempio chi lotta per migliorare se stesso attraverso un adeguato stile di vita, chi lavora sui piccoli successi e sull’accettazione del fatto che, anche con tutto l’impegno del mondo, non sarà mai come l’influencer X o l’attrice che ci piace tanto (e va benissimo così!).

Laura Nardi - biologa nutrizionista