VARESE Appena ricevuto un avviso di pagamento di 13 mila euro per la tariffa di igiene ambientale si è subito precipitata in Comune per chiedere spiegazioni. Alla fine ha ottenuto un ricalcolo che ha dimezzato l’importo del bollettino, ma la sua protesta non finisce qui: «La spazzatura ci costa comunque una follia e non è giusto soprattutto perché il servizio che riceviamo non vale tutti questi soldi». Questo lo sfogo di Chiara Volonteri, titolare assieme al marito dell’officina meccanica di via Toce.Che a Varese la spazzatura costi oro ad aziende e cittadini lo dicono anche i dati ufficiali della Provincia di Varese che sanciscono il capoluogo come il Comune più caro di tutti in cui ogni cittadino paga in media 150 euro all’anno di spazzatura, il triplo rispetto ai Comuni più virtuosi e comunque il 50% in più rispetto alle città di Busto e Gallarate. Se questo è il quadro generale il caso denunciato dalla signora Volonteri è emblematico: «Prima mio marito aveva un’officina più piccola – racconta – Ci siamo trasferiti in via Toce e dopo alcuni mesi abbiamo ricevuto una cartella da 13 mila euro per i rifiuti del 2010 e del 2011. Mi è sembrata una follia perché, per noi, Aspem fa lo stesso servizio che offre al vicino di casa». L’officina meccanica in realtà
produce una serie di rifiuti speciali, ma non è Aspem che se ne occupa: per smaltire pneumatici, oli e ferraglia di vario tipo l’officina è costretta a rivolgersi ad aziende specializzate che le costano circa tremila euro all’anno.La signora dunque si è precipitata in Comune per chiedere spiegazioni e ha ottenuto che la bolletta fosse dimezzata grazie al riconteggio della metratura e alla richiesta di ammortamento concessa per il ricorso a ditte specializzate. «Si tratta di un ammortamento dovuto visto che un’officina meccanica è tenuta per legge a rivolgersi a ditte specializzate, ma se non avessi protestato il Comune mi avrebbe chiesto una cifra maggiore di quella che ero tenuta a pagare e stessa cosa vale per il calcolo della metratura – aggiunge – pagavo di più perché gli uffici non avevano preso in considerazione le piantine che avevamo portato e in cui era specificato che solo parte dell’immobile era destinato a officina, essendo il resto adibito a ufficio e rimessa».Volonteri dunque si è sentita beffata dal Comune e« mi sento ancora vittima di un’ingiustizia – aggiunge – Sono sempre stata convinta che sia giusto pagare le tasse, ma le tasse devono essere eque e 3.500 euro all’anno per la raccolta del secco una volta a settimana e il resto due volte al mese rimane una follia inaccettabile».
s.bartolini
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