Il Comune di Bologna, guidato dal sindaco Matteo Lepore (Pd), ha annunciato la distribuzione gratuita di circa 300 pipe in alluminio per l’assunzione di crack. L’iniziativa, inserita nel progetto di riduzione del danno avviato un anno e mezzo fa, prevede che le pipe vengano consegnate dagli operatori di strada di Asp o richieste presso lo spazio “Fuori binario” in via Carracci.
Secondo l’assessora Matilde Madrid, i primi risultati hanno mostrato che l’utilizzo di strumenti adeguati riduce i rischi legati a infezioni, sanguinamenti e patologie derivanti dall’impiego di oggetti improvvisati e condivisi: «Visti gli effetti positivi – ha spiegato – abbiamo deciso di estendere la sperimentazione». Il costo complessivo dell’operazione si aggira intorno ai 3.500 euro.
Le critiche delle opposizioni
La decisione ha immediatamente acceso il dibattito politico. Fratelli d’Italia, attraverso l’europarlamentare Stefano Cavedagna, ha accusato il sindaco e la giunta di «incitazione al consumo di droghe», definendo la misura «inaccettabile e oltre ogni logica». Sulla stessa linea il deputato Galeazzo Bignami, che ha parlato di «induzione alla dipendenza», contrapponendo la scelta del Comune alle dichiarazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che al Meeting di Rimini aveva ribadito la linea di fermezza contro gli stupefacenti.
Anche la Lega ha attaccato duramente il progetto. Per il commissario provinciale Davide Bergamini, si tratta di una «scelta indegna» che legittima lo spaccio e il degrado: «Con i soldi pubblici non si devono facilitare pratiche distruttive come il consumo di crack – ha detto – Bologna non può diventare un punto di riferimento per le droghe pesanti».
Le perplessità degli esperti
A sollevare dubbi è anche Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini-Cri, che considera la distribuzione delle pipe un «intervento spot» incapace di incidere realmente sul problema: «Ai tossicodipendenti serve una cura quotidiana e strutturata, non misure che finiscono sui giornali per fare clamore. Senza un progetto complessivo, rischiano di essere solo iniziative di facciata».
Il dibattito resta dunque aperto: da un lato chi difende la misura come strumento di riduzione del danno e di tutela sanitaria, dall’altro chi la interpreta come un segnale di resa sul fronte della legalità e della lotta alle droghe.