Borri Fiori chiude i battenti “Sarà il faggio a ricordarci”

VARESE Un altro pezzo di storia del centro di Varese se ne va.
Dopo ottant’anni chiude Borri Fiori, in via Speroni: sono state tre le generazioni dei Borri floricultori, ma la quarta non è pronta a rilevare il negozio. Un punto di riferimento per il centro di Varese non ci sarà più, e un importante capitolo della storia di una famiglia si chiude.

Angela Borri e la sua socia Miranda Bellini hanno deciso: Borri Fiori non può continuare l’attività. «Venerdì sera offriremo un aperitivo per salutare i nostri clienti – racconta Angela, che ha ereditato dal padre Enrico l’attività commerciale e la memoria storica della famiglia – perché il nostro negozio, negli anni, era diventato molto più di una semplice attività commerciale. Era un vero e proprio punto di ritrovo».

Per questo Angela e Miranda ci tengono a salutare in grande chi per anni le ha seguite, ha comprato i loro fiori e ha lavorato con loro.
Miranda Bellini ha iniziato a lavorare con la famiglia Borri a 15 anni, e con il tempo è diventata socia dell’attività. Arrivata al momento della pensione, insieme ad Angela ha preso la decisione di chiudere.

«I nostri figli sono ancora troppo giovani, devono pensare a studiare, non possono prendere in mano il negozio – racconta Angela – ma io non potevo continuare da sola. Non so chi prenderà in gestione lo spazio, da ottobre in poi. Mio fratello Angioletto continuerà a curare giardini e io proverò a fare la wedding planner: dopotutto, è quello che ho fatto per anni, perché non ci siamo mai limitati solamente ad addobbare le chiese».

I ricordi legati al negozio sono tantissimi, e si intrecciano con la storia della città. Perché i Borri sono stati tra i primi a vendere fiori a Varese, e tra i primi a curare i suoi giardini. Anche quelli Estensi, e la prova è custodita tra le radici di un faggio piantato sulla terrazza sopra al laghetto.
«Dieci anni fa un albero piantato da mio nonno in quel punto morì, e mio padre fu chiamato per sostituirlo» racconta Angela. Enrico Borri scelse un faggio, e tra le sue radici sotterrò una cassetta di legno con un manoscritto: la storia della famiglia Borri, del suo rapporto con il verde di Varese e di tutti quelli che, per settant’anni, avevano lavorato con loro per rendere più bella la città.

«Tra un centinaio di anni quell’albero finirà il suo ciclo, e andrà sostituito – spiega Angela Borri – allora chi lo sradicherà troverà la cassetta di mio padre, e saprà chi ha lavorato per il verde di Varese prima di lui».
Una specie di messaggio in bottiglia per il futuro, per non dimenticare la storia di una famiglia che, come i rami di un albero, si è intrecciata con la storia della città. «Le storie che sono passate dal nostro negozio sono così tante che è impossibile raccontarle tutte – conclude Angela – non potevamo cedere ad estranei un nome così importante. E per i nostri figli, ancora piccoli, sarebbe stata troppa responsabilità».
bORRI
Chiara Frangi

e.besoli

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