RASA I nostri boschi sono pieni di castagni, ma quest’anno di castagne se ne mangeranno ben poche.
Lo dice Massimo Piccinelli, coordinatore del consorzio Castanicoltori di Varese. I terreni del consorzio sono in tutta la provincia, e buona parte è tra Brinzio e la parte montana di Varese, la Rasa e Velate.
In più, da molti anni il consorzio collabora con il Parco Campo dei Fiori e due università (Insubria e Bicocca) per le ricerche sui frutti autunnali per eccellenza. Il freddo di luglio e il caldo di settembre, però, hanno seriamente compromesso il raccolto. E come se non bastasse è tornato anche il cinipide, vero incubo degli amanti delle caldarroste.
«Il nostro territorio è stato particolarmente sfortunato – racconta Piccinelli – in tutta Italia il clima ha fatto danni, ma da noi ci si è messo pure il cinipide, un parassita che attacca le foglie di castagno». Una combinazione micidiale, che ha fatto registrare una diminuzione del raccolto dell’85% in tre anni.
«Tre anni fa abbiamo raccolto 25 quintali di frutti – racconta ancora il responsabile del consorzio – l’anno scorso abbiamo sfiorato i sette. Nel 2011 non arriviamo a quattro quintali di castagne su un totale di 13 ettari di terreno».
Una vera e propria ecatombe, che ha lasciato agli agricoltori il minimo indispensabile. Tutto il raccolto diventerà materia prima per i derivati delle castagne: la farina, «buona anche per i ciliaci», le castagne secche, le marmellate, e una lunga serie di leccornie. Non resta nulla, però, per le tradizionali castagnate autunnali organizzate dalle varie associazioni in tutta la provincia. «Abbiamo sempre dato le nostre castagne ai gruppi a prezzo di costo – racconta Piccinelli – perché ci piace contribuire a questi momenti conviviali. Ma quest’anno siamo costretti ad “importarle” dai nostri colleghi di Cuneo». Si tratta di un’azienda serissima e controllata, e i costi per le associazioni restano bassi. Ma le castagne cuneesi, qui, hanno un retrogusto amaro.
I castanicoltori varesini, però, non demordono. Ieri mattina è arrivato nella sede di Brinzio un mulino speciale per macinare le castagne e produrre la preziosa farina. «È un investimento: non dovremo più portare le nostre castagne fuori provincia per macinarle. Un risparmio anche in inquinamento».
Perché i castanicoltori ci tengono all’ambiente: il castagno, solitamente, non ha bisogno di trattamenti chimici per dare frutti, basta assecondare la natura. Ma quest’anno non è servito. «Il brutto tempo di giugno e luglio ha compromesso il processo di impollinazione – racconta Piccinelli – ma, almeno per il cinipide, abbiamo iniziato la lotta».
In maggio, infatti, è stata introdotta nei boschi del consorzio la vespa torymus, l’antagonista naturale del malefico insetto. Ci vorranno almeno quattro anni perché le “vespe buone” portino a termine la loro missione, ma i castanicoltori varesini sono ottimisti. «Intanto continuiamo con le ricerche» conclude Piccinelli.
Chiara Frangi
e.besoli
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