Bossi in pressing su Fontana: “Dica se vuole i voti del Comitato Nord o no”

Senatur in pressing sul governatore lombardo: difficile immaginare una ricomposizione, si va verso la fuoriuscita dal centrodestra e una candidatura di Paolo Grimoldi come governatore "autonomista".

MILANO – “Chi firma gli apparentamenti sei tu, il Comitato è a disposizione per sostenerti, ma devi dire se li vuoi con te o no”. E’ il giorno in cui Umberto Bossi si muove in prima persona per la seconda volta per il suo Comitato Nord, non riuscendo a confrontarsi ‘direttamente’ con Matteo Salvini, lascia Gemonio in mattinata e raggiunge il presidente Attilio Fontana, al Pirellone, per chiedergli di farsi carico delle richieste politiche del suo Comitato Nord.

Dopo l’esordio tra diverse decine di militanti, sabato 3 novembre al castello di Giovenzano, questa mattina il “presidente a vita della Lega Nord“, come tiene a precisare l’ufficio stampa della sua “corrente” in una nota diffusa nel pomeriggio di oggi, martedì 20 dicembre, chiede a Fontana di “farsi parte attiva con gli alleati di coalizione al fine di riconoscere il Comitato Nord come lista all’interno della coalizione di centrodestra in appoggio al Presidente Fontana”.

Una richiesta che rende nota anche l’intenzione da parte dei nordisti di correre alle regionali del 12 e 13 febbraio con liste autonome. Richiesta che il governatore Fontana fa sapere che farà sua: “Mi farò promotore con la coalizione di centrodestra della necessità di accogliere anche loro”, dice dopo aver visto Bossi, ma non si nasconde che “la strada mi pare stretta“.

Bossi a Fontana, ‘Comitato intercetta malessere, chi viene da noi non va con Fdi o Renzi’

Il ragionamento di Bossi è chiaro: se si trova l’intesa con i nordisti Fontana ha la garanzia che chi ha strappato con la Lega sarà dalla sua parte, a partire dal voto di febbraio. Il vecchio capo spiega ancora che quando non c’era il suo Comitato chi ha lasciato la Lega in consiglio regionale, ha scelto per esempio il Terzo Polo, come fatto dall’ex salviniano Gianmarco Senna che sosterrà la candidata a presidente Letizia Moratti. Gli altri quattro ‘ribelli’ hanno invece trovato sponda nel Comitato che ha fondato Bossi, pronti a continuare a sostenere il governatore uscente. Voci di altri in uscita continuano a circolare anche oggi. “Chi viene con noi – avrebbe ricordato Bossi a Fontana – non va con Fdi o con Renzi e Moratti“.

Al tavolo del Consiglio Regionale ci sono i luogotenenti del vecchio capo, gli uomini che coordinano il Comitato Nord, l’eurodeputato Angelo Ciocca e l’ex deputato e segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi. Con loro i consiglieri regionali Roberto Mura, Federico Lena, Antonello Formenti e Max Bastoni, i quattro espulsi da Salvini, dopo lo strappo degli scorsi giorni. Tutti ascoltano le parole di Bossi, Fontana sa che ci sono in ballo voti importanti per la regione: “Mi farò carico anche di promuovere un incontro, un tavolo per chiarire le posizioni di tutti”, spiega ancora con riferimento a un prossimo incontro tra Bossi e Matteo Salvini.

Ora la palla passa a Via Bellerio, con Salvini che dovrà dare una risposta, far sapere se vuole i voti del Comitato per Fontana, oppure terrà la linea dura delle espulsioni, arrivate a fil di statuto, quello statuto della Lega per Salvini premier, che resta cosa distinta da quello della vecchia Lega Nord, di cui Bossi è presidente a vita, ma che sembra essere un’entità ormai archiviata.

Salvini tirerà diritto?

Difficile immaginare un ripensamento o un’amnistia nei confronti dei ribelli da parte di Matteo Salvini, che i più informati descrivono come “inferocito” per la fuga in avanti dei “separatisti” e che sembra intenzionato a tirare diritto, confermare le espulsioni e archiviare la fuoriuscita dei “ribelli” come un disperato tentativo di farsi rieleggere, non avendo trovato spazio nelle liste della Lega.

Si va, quindi, verso una candidatura alle regionali esterna alla coalizione di centrodestra (si vocifera di Paolo Grimoldi candidato governatore), sulla falsariga dell’esperienza di Grande Nord del 2018: esperienza che, a conti fatti, fu più che fallimentare (0,28%) e segnò la fine dell’esperimento autonomista al di fuori della Lega di Salvini.