Bossi tira in ballo Nassiriya E poi chiude all’attacco

GALLARATE «Oggi in Libano è morto un militare italiano, ci dispiace per questo eroe che ha dato la vita per la patria». Massimo Bossi ha chiuso con una gaffe la campagna elettorale. Una gaffe perdonabile, visto che la prima notizia, poi smentita, parlava di un soldato ucciso. Ma comunque una gaffe, tanto più che il decesso del militare è stato l’artifizio retorico utilizzato per suonare l’inno di Mameli e poi attaccare Edoardo Guenzani, il candidato del centrosinistra: «Come può stare con Vendola e Sel  che non più tardi di qualche anno fa dicevano dieci, cento, mille Nassiriya».Inconvenienti a parte, Bossi, atteso per quasi tre ore dai suoi sostenitori in piazza Libertà, compresi il coordinatore provinciale Rienzo Azzi e il suo vice Marco Airaghi, ha scelto di chiudere all’attacco. «Il centrosinistra parla di cambiamento, ma non si rende conto che il cambiamento è iniziato dieci anni fa», ovvero con

l’elezione di Nicola Mucci. Ancora, «non siamo cementificatori: oggi non avevo niente da fare e mi sono messo a guardare i metri quadri costruiti da Guenzani prima e dalla Lega Nord poi, superano di gran lunga quello che abbiamo fatto noi». Non solo: «Oggi con Guenzani c’è Legambiente, che vent’anni fa gli assegnò il premio Attila, che io non ho mai preso». Bossi ha quindi ricordato che «il 5 ottobre il partito mi chiese di mettere nel cassetto il piano di governo del territorio». In questo modo «avremmo fatto l’accordo con la Lega, avremmo già vinto le elezioni e staremmo già governando». Ma «la città non si meritava questo, io ho scelto di portare avanti questo pgt che drena risorse per 200 milioni di euro».Ultimo passaggio sulla moschea: «Non so se la vogliono fare, di sicuro, anche se perderemo, non si farà, perché noi glielo impediremo comunque».Riccardo Saporiti

s.bartolini

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