VARESE «Non me ne vado dall’isola». Nonostante la diffida a lasciare l’alloggio, Antonio Longo, il ristoratore settantacinquenne che sei anni fa ha deciso di far funzionare il ristorante sull’isolino Virginia, trasferendosi lì ad abitare, non ha intenzione di traslocare. Lo stabile, però, appartiene al comune e il contratto di concessione amministrativa è scaduto.
«Quando ho iniziato il sindaco Fontana mi ha definito <eroico»«eroico» – ricostruisce Longo, che ha coinvolto in quell’attività tutta la sua famiglia – Il comune all’epoca ci ha fatto promesse a non finire. Ma adesso mi trovo messo alla porta, il che è assurdo».
Il comune sta definendo un bando per riassegnare l’edificio, ma Longo potrebbe non avere più i requisiti per riottenerne la gestione. Nel frattempo, infatti, l’isolino è diventato un sito dell’Unesco e il comune potrebbe prediligere una gestione pubblica. Per esempio: una scuola alberghiera.
«Dopo sette anni di sforzi e enormi sacrifici per portare questo posto a un certo livello, adesso ci dicono di andare via – continua Longo, che ha aperto una causa contro il comune – Un’isola non è il posto adatto per ospitare una succursale di una scuola. Quando siamo arrivati su quest’isola avevamo carta bianca, nel rispetto dei vincoli archeologici. Poi è diventata un parco archeobotanico patrimonio dell’Unesco. Ma in questi anni siamo stati noi a lavorare per riqualificare il postp, realizzando interventi nel parco. Ora ci sentiamo estromessi. Ci mandano via senza riconoscerci neppure un centesimo per tutto quello che abbiamo fatto».
«Se esiste un servizio taxi, che collega Bardello all’isola, è merito nostro – continua il ristoratore – Mi sono personalmente occupato di rilanciare la zona contattando Mediaset e altre testate giornalistiche. D’altra parte, il comune sembra fare di tutto per non portare visitatori sull’isola, come se le persone dessero fastidio. Un esempio? Quest’anno il museo ha aperto ai primi di luglio invece che a Pasqua. I soldi destinati all’isolino sono stati dirottati sulla Schiranna. Senza parlare dei fiori di Loto che non possono essere tagliati e che con le radici infestanti deturpano tutto, anche le palafitte sul fondo del lago».
L’intenzione dei Longo è quella di portare avanti l’attività del ristorante fino alla fine della bella stagione. «Ma noi non possiamo continuare prendere prenotazioni, quindi in pratica siamo fermi – afferma Longo – Dispiace che il comune non si renda conto di cosa abbia significato lavorare qui, coniugando l’impegno della ristorazione al rilancio del lago e dell’isola stessa. Siamo stati noi a portare i nostri clienti al museo, non viceversa. La gestione va affidata a chi ama questo luogo, dovrebbe essere il primo requisito del bando».
e.marletta
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