VARESE – La cavalcata del Varese, secondo Walter Bressan, è partita con un sms. «Era dopo Nocera – racconta -, dove feci quella papera incredibile. Montemurro mi inviò un bellissimo sms di consolazione. Io risposi che volevo solo vincere. Da Nocera in poi, sono stato buon profeta». Ora il destino del portiere biancorosso è in bilico, sospeso tra i programmi del Sassuolo e, chissà, le avance del Varese.
Il cartellino di Bressan è del Sassuolo e così sarà per un anno ancora; al Varese il portiere veneto è arrivato secondo la formula del prestito secco.
«Le due società devono parlarsi – dice lui -. Escludo, essendo in scadenza, che il Sassuolo mi lasci un altro anno in prestito, non voglio vendere fumo. Se tornerò a Varese, è perché i due club ne hanno discusso trovando una soluzione diversa. Io sono stato bene qui, lo sanno anche i muri. Qui è perfino nato mio figlio Filippo, e sul piano sportivo sapete già tutto. Spero solo che la soluzione non sia una cosa da last minute, c’è tutto il tempo per parlarne».
Sulla stagione biancorossa, Bressan va sul sicuro. «Tre cose indimenticabili: primo, la gente che ci aspetta alle due e mezza di notte di ritorno dalla semifinale di Verona; secondo, la vittoria di Marassi in campionato; terzo, la vittoria sul Pescara a Masnago. Quando i nostri avversari giocavano a calcio, noi davamo il meglio di noi».
Quindi, la Samp della finale ha giocato sporco? «Non fraintendetemi – precisa Bressan -: dico solo che la Samp aveva grandi qualità, ma ha vinto in modo cinico, rinunciando quasi a far emergere il suo potenziale. Di solito vincono i più forti, questa volta non è andata così, perché era il Varese la squadra migliore. E loro lo sapevano, e ci temevano eccome».
Ci sono anche le cose da dimenticare. «Il fischio finale dell’arbitro in finale con la Samp a Masnago – attacca Bressan -; poi, non me ne voglia Carbone, che non ha colpe, il fatto che il nostro campionato sia iniziato sette partite dopo gli altri. Altre cose negative non ne vedo, manco la papera di Nocera, perché dopo quel passo indietro ne abbiamo fatto dieci avanti».
Avanti quanto? Fino ad ipotizzare un Varese che non parte più nelle retrovie? «Bisogna fare molta attenzione – dice lui -. Al Sassuolo sfiorammo la finale playoff, l’anno dopo ripartimmo in mezzo agli squilli di tromba e ci salvammo solo all’ultima giornata. Bisogna avere idea della propria dimensione, perché poi il tonfo è di quelli che ti stendono».
Varese vetrina per i giovani e Bressan non si esime dal predire futuri radiosi. «Kurtic – parte il portiere biancorosso – è uno da serie A, ma intendo da grande squadra di serie A. A De Luca la A potrebbe far bene, se vuole crescere: ad una condizione, però: che non perda mai la sua fame. Mai visto nessuno così carico: se perdi la fame, gli dico sempre, diventi uno come gli altri. Ma pure Pucino e Cacciatore avrebbero le loro chance in serie A».
<+tondo>E Bressan? «Ho 32 anni – risponde lui – e, senza presunzione, ho vissuto altre annate buone. Ma poi, nessuno si fa sentire. Chi lo sa? Forse non merito di più».
Luca Ielmini
a.confalonieri
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