Bubola torna a Gallarate «Canto per riflettere e capire»

Il suo contributo creativo è anche in due album di Fabrizio De Andrè. Sue le parole anche di tante canzoni di diversi grandi cantanti italiani. Massimo Bubola, cantautore tra i più significativi nel panorama italiano, autore ed interprete di canzoni che uniscono la poetica della letteratura, della musica popolare, della canzone d’autore, al linguaggio del rock, sarà in concerto sabato 2 marzo al teatro Condominio Vittorio Gassman di Gallarate con il suo “In alto i cuori”.Perché la scelta di un titolo come questo per il suo ultimo album?Nasce da un augurio, ma è anche molto ironico, in un Paese che si è impoverito culturalmente, non solo economicamente. Ormai l’ansia del default ha creato paura anche in chi non si intende di economia, ma che si sente arrivato al “capolinea dei soldi”. In questo senso parlo di titolo beneaugurante e ironico al tempo stesso. Il disco è stato elaborato in due anni e mezzo, basandosi molto sulla realtà. In questo momento credo ci sia un grande bisogno di contenuti, la gente ha bisogno di riflettere. Io sono un cantante popolare, nel senso che il mio è un racconto comune, condiviso.La grande carica morale

e civile di questo suo ultimo album, i tanti spunti di attualità sono stati notati da molti…Sì, anche se in realtà ho sempre avuto questo tipo di attenzione. Ma forse fino a qualche anno fa la situazione non era ancora così precipitata… Oggi credo che il culto della mediocrità abbia prodotto risultati devastanti: certo, non siamo sociologi, ma noi poeti dobbiamo rappresentare il sentire comune, parlare a quella parte del Paese che cerca di usare il cuore e il cervello sintonizzandoli. La frase “ragionare con il cuore” non è un ossimoro: il cuore è tutto noi stessi. Qual è per lei il ruolo della musica, oggi?Le canzoni, se buone, sono una forma di consolazione. Ci sono canzoni tristi, ma belle, sulla realtà che consolano più di canzoni allegre ma brutte. Però mi raccomando: la mia non è una visione monolitica, anzi, sono convinto che serva e ci debba essere anche la musica di evasione, sono per un mercato misto. Ma spesso per la canzone che è politica civile lo spazio è piccolissimo. Ed è grave che subiscano questo canzoni di chi lavora da tanti anni, di chi è “capitano di lungo corso”.

L’intervista completa sul giornale in edicola domenica 24 febbraio

s.bartolini

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