«Mi state accusando di una cosa orribile, io non faccio queste cose». Così ha cercato di difendersi il 29enne arrestato giovedì 2 ottobre davanti alla scuola elementare Pizzigoni, accusato di atti osceni in presenza di minori. Ma a suo carico ci sono le testimonianze di due clienti di un bar e l’intervento diretto dei carabinieri, che hanno assistito alla scena.
Due volte davanti all’istituto
Secondo la ricostruzione, riportata dai colleghi della Prealpina, intorno alle 7.45 due passanti hanno notato l’uomo con i pantaloni abbassati, intento a mostrarsi a una bambina di sette anni. All’arrivo dei militari, si è allontanato verso un supermercato, salvo ricomparire pochi minuti dopo, nuovamente con i genitali in vista. Ha continuato a sostare davanti alla scuola, noncurante del clamore suscitato, facilmente riconoscibile anche per i tatuaggi sul volto e sulla testa.
Processo per direttissima
Il pubblico ministero Roberto Bonfanti ha disposto l’arresto immediato e il processo per direttissima. Ieri mattina, venerdì, l’uomo è comparso davanti al giudice Marco Montanari, dichiarando di non capire il motivo del fermo: «Io stavo andando nel bosco a meditare». Secondo il suo legale, l’avvocata Arianna Cremona, il gesto potrebbe essere stato compiuto in stato di non coscienza, a causa di una patologia psichiatrica già diagnosticata in passato.
Il giudice ha convalidato l’arresto e stabilito per l’indagato l’obbligo di firma due volte al giorno, in corrispondenza dell’inizio e della fine delle lezioni. Nonostante un passato costellato da condanne, il 29enne ha escluso qualsiasi rito alternativo: «Non faccio l’abbreviato, sarebbe come ammettere un reato mai commesso».
Ora le indagini si concentrano anche sulla sua storia clinica, ritenuta centrale per comprendere la dinamica e la consapevolezza dei fatti.