BUSTO ARSIZIO – A Busto Arsizio un detenuto ha dovuto scontare tre giorni in più di detenzione semplicemente perché il tecnico incaricato di installare e attivare il braccialetto elettronico non si è presentato all’appuntamento previsto. La situazione, che sembra aver del paradossale, non è stata decisa da un giudice, ma da una semplice assenza tecnica poco efficiente.
Il caso riguarda un cittadino italiano arrestato lo scorso maggio in esecuzione di un mandato di cattura europeo. Circa un mese dopo l’arresto, il tribunale ha autorizzato la misura alternativa alla detenzione mediante braccialetto elettronico. Però, nonostante l’impegno della Polizia Penitenziaria nel garantire il trasporto al domicilio, il controllo tecnico, necessario per rendere operativa la misura alternativa, non è mai stato eseguito. Lo spostamento è quindi saltato e l’uomo è rimasto in carcere per altri tre giorni, in attesa che il tecnico completasse l’installazione.
Situazioni simili rappresentano non solo un danno per il ristretto sul piano personale, ma anche un onere economico e organizzativo per lo Stato, costretto a mobilitare scorte e risorse due volte per uno stesso provvedimento.