Busto Arsizio: preso il boss vendicatore

L’arresto - Manette ai polsi di Cosimo Modugno: gestiva un bar. Ha tentato di uccidere due affiliati

– Arrestato a Busto Arsizio presunto boss della Sacra Corona Unita: gestiva con la moglie un bar in piazza Plebiscito. In manette è finito , 30 anni, di Molfetta, scarcerato nell’aprile del 2015 (era detenuto in Puglia) e dal settembre dello stesso anno era sottoposto a regime di obbligo di dimora. Era quindi arrivato a Busto dove, con la moglie, gestiva un bar in città. È stato arrestato per un duplice tentato omicidio. I carabinieri di Bari hanno fatto scattare le

manette in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta della locale DDA: Modugno, considerato dagli inquirenti il reggente dell’omonimo clan molto operativo a Bitonto, è ritenuto responsabile in concorso del tentato omicidio di e , avvenuto il 24 agosto del 2015 a Bitonto, e di porto e detenzione illegale in luogo pubblico di arma da sparo e munizioni. Corallo e Leovino sono considerati dagli inquirenti due ex sodali di Modugno.

L’arresto è scattato al termine di una complessa ed articolata indagine avviata dalla compagnia carabinieri di Molfetta, che ha permesso di far piena luce sull’agguato commesso nello storico feudo malavitoso di influenza della consorteria capeggiata dal destinatario dell’ordinanza.
In particolare, l’attività investigativa ha individuato in Modugno, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché mirati servizi di osservazione e pedinamento, l’autore materiale del fatto di sangue, finalizzato alla eliminazione di due suoi affiliati, allontanatisi dalla consorteria per ritagliarsi spazi dove poter agire in autonomia sempre in ambito illecito. Modugno, secondo quanto ricostruito dai militari e dall’autorità giudiziaria, ha eseguito personalmente l’agguato, pistola alla mano, per eliminare i suoi adepti, Corallo e di Leovino, che da qualche tempo avevano deciso di abbandonare il sodalizio, dedicandosi autonomamente all’attività di spaccio, rinnegando l’autorità del boss. Entrambi, tuttavia, erano riusciti a sfuggire agli intenti del presunto killer, riparandosi, uno, nel portone di un condominio, l’altro, dietro ad un pilastro di uno stabile.Nel corso dell’inchiesta, il 6 febbraio scorso, è stata anche arrestata una delle due vittime dell’imboscata, Domenico Leovino, acciuffato mentre deteneva illegalmente una pistola calibro 9 marca Star con matricola abrasa e sei proiettili.

Modugno sarà ascoltato dal gip in sede di interrogatorio di garanzia. È probabile che si avvarrà della facoltà di non rispondere. Secondo quanto ricostruito dall’autorità giudiziaria il trentenne avrebbe deciso di agire per non perdere il proprio potere su una piazza importante per lo spaccio. È possibile, secondo ipotesi investigative, che i due sodali, forse approfittando dell’assenza forzata del presunto boss dal territorio controllato, abbiano tentato una sorta di colpo ai danni del vertice.
Modugno avrebbe quindi obbligatoriamente reagito, e di persona, per riaffrancare il proprio potere. A Busto Arsizio, a quanto pare, il boss presunto conduceva i propri affari leciti; il locale in città è intestato alla moglie.