Busto, beccato l’intruso negli uffici della Pro Patria: un pregiudicato che voleva rubare

Un uomo si era introdotto la sera del 16 maggio scorso nelle stanze dello stadio "Speroni". Si sospettava un atto vandalico senza finalità di lucro, ma è emersa un'altra ipotesi: la polizia ha collegato le impronte digitali raccolte sul posto a quelle di un residente nel Saronnese con precedenti per reati contro il patrimonio, con problemi di alcolismo e tossicodipendenza. E' accusato di tentato furto aggravato e danneggiamento

BUSTO ARSIZIO – Le indagini della Polizia di Stato di Busto Arsizio hanno permesso di identificare l’autore della “misteriosa” intrusione, avvenuta lo scorso 16 maggio, nell’impianto sportivo di via Ca’ Bianca.

Quella sera, poco dopo le 20, il sistema d’allarme aveva richiamato l’attenzione dei dipendenti della Pro Patria, che erano solo riusciti a intravedere un uomo che scavalcava la recinzione dello stadio dileguandosi.

Le pattuglie del Commissariato di Pubblica Sicurezza intervenute subito dopo avevano constatato la forzatura delle porte di alcuni uffici, messi a soqquadro ma senza rubare nulla. Le modalità con le quali l’ignoto malfattore aveva agito avevano quindi fatto sospettare un atto vandalico senza finalità di lucro.

Non erano però dello stesso avviso i poliziotti che hanno subito avviato le indagini ipotizzando un maldestro tentativo di furto. In tal senso sono risultati decisivi i rilievi della Polizia Scientifica di via Foscolo che, nei locali visitati dall’intruso e non accessibili al pubblico e a persone diverse dai dipendenti della Pro Patria, hanno repertato impronte digitali latenti che sono poi risultate quelle di un pregiudicato per reati contro il patrimonio, con problemi di alcolismo e tossicodipendenza, residente nel saronnese.

Questo, raggiunto nella sua abitazione dagli agenti del Commissariato in forza di un Decreto della Procura della Repubblica, non ha saputo spiegare la presenza delle sue impronte all’interno dello stadio, limitandosi a dire di essere solito compiere simili “imprese” – come del resto conferma il suo curriculum criminale – senza neppure rendersene conto. L’accusa nei suoi confronti è dunque di tentato furto aggravato e danneggiamento.