Bocciata la “carta di Pisa”, il Pdl impallina il codice etico degli amministratori. «Una scelta contro la legalità» accusa Massimo Brugnone, l’ex leader di Ammazzateci Tutti, oggi nel direttivo Pd, che era stato il primo proponente del documento dell’associazione Avviso Pubblico oltre un anno fa.
È finita con 11 consiglieri comunali contrari (tutto il Pdl, sindaco incluso, più il leghista Livio Pinciroli e l’indipendente Gian Pietro Rossi), contro 10 favorevoli (l’opposizione di centrosinistra, più la maggiorparte del gruppo Lega Nord) e un astenuto (il leghista Max Rogora). Non sono bastati gli emendamenti al testo originario, «che Avviso Pubblico aveva autorizzato a modificare», come ricorda Marco Cirigliano, di Sel, primo firmatario della proposta di delibera consiliare del codice etico che fissava paletti più stringenti rispetto alla legge su temi quali conflitto di interessi, trasparenza e lotta alla corruzione: l’aula aveva infatti dato l’ok all’eliminazione del punto più controverso, il divieto di assumere incarichi professionali per cinque anni dalla scadenza del proprio mandato di amministratore comunale in società, partecipate o private, che hanno rapporti di appalto o di fornitura con il comune. Ma per gli esponenti pidiellini, ieri ancora uniti nonostante la scissione Forza Italia-Nuovo Centrodestra, la carta di Pisa era «banale, ipocrita e inutile» per Francesco Lattuada, «farraginosa» per Diego Cornacchia, «moralistica» per il sindaco Gigi Farioli. Ma anche superflua secondo Rossi, per il quale «esistono già leggi e regolamenti». Così il codice etico non avrà la luce. «Nonostante esista un analogo codice di comportamento per i dipendenti pubblici», come fa notare Massimo Brugnone. Deluso anche Marco Cirigliano: «Avevo provato a modificare il testo per renderlo meno rigido».
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