«Busto mortorio» Scontro sulla movida

«Ma quale movida? Lo sanno tutti che il centro di Busto Arsizio è un mortorio, che si ravviva solo per i giovedì sera d’estate». A sostenerlo è , presidente di Comunità Giovanile, storica associazione giovanile bustocca. È lui che ha sollevato il dibattito, partecipando settimana scorsa all’aperitivo di protesta contro il divieto di esporre i tavolini del bar L’Oca Ubriaca di Varese e sentenziando in quell’occasione, in trasferta, che il capoluogo rischiava di «fare la fine di Busto».

Ora, dopo la sfida lanciata dal manager del Distretto del commercio , Sabba rilancia: «Sì, ero io a dire che a Busto la movida è moscia, e lo ripeto. Chi dice il contrario, a mio parere, non fa altro che negare l’evidenza. Per me, per i ragazzi della mia età, ma anche per molti proprietari di locali in città, Busto Arsizio alla sera è un mortorio, in cui non esiste proprio alcuna traccia di movida. I bar aperti si contano sulle dita di una mano e non bastano di certo i giovedì sera in centro, che oltretutto si sono ripresi solo in questi ultimi due anni grazie al Distretto, per poter dire altrimenti».

Insomma, il dibattito riprende ad infiammarsi. «Ma sia chiaro che non voglio andare contro al manager. Se la situazione è questa, non è colpa né dell’amministrazione comunale né tantomeno del Distretto del Commercio – puntualizza Sabba – è la mentalità diffusa in città che è da svecchiare. Altrimenti i giovani continueranno ad emigrare fuori Busto nelle sere dei fine settimana».

Uno dei problemi, secondo il numero uno di Comunità Giovanile, è anche dovuto ai frequenti scontri tra gestori e residenti sui rumori notturni. «Appena apre un bar dove ci sono abitazioni, questo viene sommerso di lamentele, segnalazioni, denunce – sottolinea Sabba, citando i casi più clamorosi degli ultimi anni, il Mia Beach di piazza Rosselli e lo Studio54 di via Bergamo, già vittime di chiusure forzate decise dalle autorità – purtroppo le poche realtà che provano a creare un po’ di movida finiscono sotto tiro, cosa che per me è assurda in un momento di crisi».

Ricette? Sabba ne ha una sola: «Ci vorrebbe più buonsenso da parte di tutti, chi vive in città ma anche le autorità, e la politica in questo dovrebbe cercare di metterci il becco il meno possibile. Basterebbe più comprensione per chi lavora e cerca di tenere i giovani sul nostro territorio, perché una città deve essere viva e dinamica anche dopo le dieci di sera». Quando a Busto, come dicono i giovani, “scatta il coprifuoco”.

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