– Sant’Anna si spopola. «Avanti di questo passo, rischiamo di perdere le scuole». È la preoccupazione del parroco don, di fronte ad una tendenza alla desertificazione del quartiere, che va avanti ormai da anni. Il Villaggio Sant’Anna, teorizzato dall’architetto e realizzato all’inizio degli anni ’60 (nel 2011 sono stati celebrati i cinquant’anni dalla fondazione) sulla base delle esigenze dell’edilizia economica popolare degli anni del “boom” economico, vive un periodo
di crisi. Doveva essere una sorta di Milano Due “ante litteram”, nelle intenzioni del grande architetto che lo pensò e lo pianificò, secondo gli ideali di un’urbanistica che potesse essere elemento di progresso sociale. Ma oggi più che i problemi di degrado urbano, che in passato portarono il quartiere ad essere definito addirittura come “ghetto”, stavolta è lo spopolamento in atto il vero rischio da scongiurare.
«Sant’Anna è un paradiso. Il vero dramma è che si sta riducendo sensibilmente la popolazione. Mi spiego, qui c’erano palazzi abitati da 80 famiglie, in cui ne sono rimaste sì e no una quindicina» racconta don Giuseppe Alloisio, che ogni anno gira il Villaggio per la classica tornata delle benedizioni natalizie. «Il rischio vero è che ad un certo punto perderemo anche le scuole, se non ci sono abbastanza bambini per fare una sezione» il timore del parroco di Sant’Anna. Sarebbe un vero dramma, perché è risaputo che l’assenza di un motore di aggregazione qual è la scuola può far “morire” la socialità di un quartiere. «Già quest’anno ci siamo salvati al pelo – ammette don Giuseppe – se dovessimo scendere sotto la soglia dei 16-17 alunni iscritti in prima media, finirà che la perderemo».
D’altra parte è tutto il complesso dei servizi del quartiere che viene messo in discussione, in una sorta di “circolo vizioso” che rischia di far sì che il quartiere più a nord della città, già di per sé isolato in quanto stretto tra ferrovia e autostrada (da quarant’anni si attende il sottopasso di collegamento all’ospedale, che peraltro lo stesso don Giuseppe Alloisio considera un potenziale spreco), si riduca ad un deserto urbano. «Negozi ormai ne sono rimasti pochi, lo stesso minimarket resiste a fatica – ragiona il parroco di Sant’Anna – e ancora, il centro sociale è vuoto e in attesa di destinazione, la scuola è per metà inutilizzata, e persino il centro anziani non sappiamo per quanto riuscirà ancora a reggere».
A questo si aggiunga il fatto che il presidio dell’Inps, che ha la filiale cittadina proprio a fianco della parrocchia, lascerà presto spazio al Centro Tessile Cotoniero, per trasferirsi a Sacconago. Insomma, serve un’inversione di tendenza.