Busto, viaggio al centro d’impiego Dove bussano i quarantenni

BUSTO ARSIZIO Giovani disoccupati sì. Ma a bussare al centro impiego arriva la fascia d’età, compresa tra i 35 e i 50 anni (e che negli ultimi 3 anni è aumentata di circa il 30 %) che ha necessità di ricollocarsi.

«Aziende che chiudono o ristrutturano – spiega Marco Arcolessi, 37 anni, grafico – Da due anni io vado avanti con contratti a progetto. Di sei mesi in sei mesi mi ritrovo a ricominciare tutto da capo».

A disturbare non è soltanto il senso di precarietà: «La mia domanda ricorrente è: tra sei mesi ce la farò a pagare ancora il mutuo?», dice Arcolessi. Ma anche la sensazione di non riuscire a concretizzare nulla: «La crescita professionale arriva anche attraverso l’esperienza – aggiunge Marica Frigerio, 42 anni,

impiegata amministrativa – Dovendo ricominciare da capo ogni sei mesi non hai alcuna possibilità di specializzarti, di imparare, di raffinare la tua esperienza. Devi farlo per pagare le bollette, ma non ti serve a nulla nemmeno a livello di curriculum». I numeri della provincia di Varese parlano chiaro:

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Il tasso di disoccupazione reale per la Cgil in provincia è del 5,3%, con picchi sino al 7,2% se parliamo di donne e giovani. Giovani che, come in un paradosso, hanno difficoltà soprattutto se sono specializzati: «Senza una laurea è più semplice – racconta Giammario Bertalli, 27 anni, biologo – Ti pagano meno e hai più facilità nel trovare un posto dove, magari, ti ritrovi a fare un lavoro demansionato rispetto alle tue reali qualifiche».

Cosa cercano i disoccupati moderni? «Quattro anni fa avrei risposto un lavoro dove io possa realizzarmi – spiega Annamaria Pagani, 32 anni, ragioniera – Ora dico: di sopravvivere. Non c’è più scelta, devi adattarti a fare tutto. Lavori per pagare i conti e non dovrebbe essere così».
Simona Carnaghi

m.lualdi

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