Caccia ai prof di matematica Molte cattedre restano vuote

VARESE Gli unici precari della scuola a sorridere, ieri pomeriggio al Manzoni, erano i professori di matematica: è l’unica classe ci concorso in cui i posti disponibili sono più degli aspiranti docenti. Per gli altri, ieri pomeriggio nell’atrio di via Morselli per la seconda volta in due settimane per le nomine, la strada può essere ancora lunga.La seconda tornata per assegnare i posti ai precari della scuola ha riguardato soprattutto gli spezzoni: 150, in tutto, i posti di lavoro disponibili. Va tenuto conto che, però, spesso per riuscire a racimolare le ore di lezione necessarie a raggiungere un salario dignitoso, i professori accettano spezzoni in scuole anche lontane.I precari soddisfatti per l’anno che li aspetta si contano sulle dita di una mano, tra i circa cinquecento ammassati sotto il portico del Manzoni. E sono quasi tutti insegnanti di matematica, come Enrico Rigon. «Siamo pochi, ma la richiesta per la nostra materia resta per fortuna abbastanza alta. Tanto che possiamo anche permetterci di scegliere, e quest’anno insegnerò a Busto Arsizio, vicino a casa». Ma non è sempre andata così, racconta Rigon: «L’anno scorso mi dividevo tra Varese e Sesto Calende. Buona parte dello stipendio se ne andava in benzina». I prof di matematica sono sempre meno, lo dice Tullio Nuccifora, che per l’Ufficio Scolastico Territoriale si occupa delle nomine dei docenti: «sono pochi perché sono sempre meno i laureati in matematica che decidono di insegnare. Alle medie, ad esempio, avevamo dieci cattedre a

disposizione, e sono tutte tornate alle scuole, che ora chiameranno i docenti in base alle graduatorie di istituto».Matematica, però, è un caso isolato. Nelle altre classi di concorso, quindi le diverse materie, i prof che si affollano fuori dalle classi per capire se riusciranno a lavorare e in quali condizioni sono anche il triplo rispetto ai posti rimasti. E ognuno fa i propri calcoli. Come Greta Tamburini, già presente due settimane fa al Manzoni per la prima assegnazione, e questa volta decisa a non accettare: «ci sono pochissime ore a disposizione per la mia materia, inglese. Qualcuna a Travedona, un paio a Marchirolo. Se accettassi, non riuscirei nemmeno a coprire le spese per la macchina. Preferisco aspettare: verrò chiamata nelle graduatorie di istituto, oppure come insegnante di sostegno».Le nomine degli insegnanti precari sono un rito che ormai si ripete da molti anni, e che sta diventando sempre più tragico: il 20% dei professori italiani è precario, e non ci sono i fondi per le assunzioni. Qualcosa si è fatto quest’anno, con 21 mila immissioni in ruolo (270 a Varese), ma il problema è ormai strutturale. E saranno sempre di più i professori che faranno la vita di Maurizio Roma, insegnante di educazione fisica, precario dall’89: «l’anno scorso insegnavo in quattro scuole diverse: alle medie a Cassano Magnago, all’Ipc Falcone a Gallarate, all’Itis serale di Castellanza e in una paritaria ancora a Cassano Magnago. Tutto per arrivare ad uno stipendio intero».

s.bartolini

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