VARESE «Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese e di noi stessi?». Si è aperta così, leggendo stralci della lettera del partigiano Giacomo Ulivi, l’assemblea straordinaria che si è svolta ieri al liceo classico Cairoli. Gli studenti si sono democraticamente confrontati nel cortile della scuola (che non ha un’aula magna) e alla fine hanno deciso di occupare l’edificio: una misura estrema che, salvo un brevissimo esperimento del 2003, non si vedeva più dagli anni ’60. Non sarà uno «sciopero bianco» con studenti che studiano a gambe incrociate in corridoio. Gli studenti del Cairoli quando scendono in campo lo fanno senza mezzi termini. Da qui la scelta della «vera occupazione». Un grido di protesta contro la legge di stabilità che porta i docenti a prendere decisioni drastiche, come sospendere le gite, gli sportelli help e i corsi “di sostegno” per chi deve recuperare le insufficienze. «Dobbiamo ancora mettere a punto i dettagli dell’occupazione – spiega Sharon Battaglia, 17 anni, studentessa di
2A e rappresentante di istituto – Non sappiamo se fare un’occupazione in piena regola, con gli studenti dentro la scuola e i professori fuori. Oppure se optare per un’occupazione blanda (votata dalla maggior parte degli studenti, ndr) con una parte della scuola occupata e l’altra no (rimane da definire se si possono svolgere lezioni regolari o solo di recupero): una modalità quest’ultima che ci metterebbe al riparo dall’accusa di interrompere il pubblico servizio. Stiamo anche prendendo in considerazione l’idea di fare lezione regolare al mattino e occupare al pomeriggio e di notte. Ne discuteremo tra venerdì e sabato. L’idea è quella di incominciare a occupare da lunedì in avanti». «Ricorriamo all’occupazione perché è l’unico strumento che consente di protestare e di farci sentire davvero» precisa la studentessa. La vicepreside Claudia Brochetta ha preso la parola durante l’assemblea proponendo una soluzione alternativa all’occupazione. «Si potrebbero creare degli spazi per approfondire materie relative all’educazione civica. La scuola deve insegnare la cittadinanza e i noi vi possiamo aiutare a farlo».
s.bartolini
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