Giuseppe De Feudis, che pure i muri sanno essere destinato al Varese, tiene un profilo basso. Nel dettaglio: primo, non parla già da biancorosso; secondo, non sfiora mai l’argomento Toro, la sua ormai ex squadra che ha scelto di non puntare più su di lui.
L’aveva fatto l’anno scorso, quando in panchina c’era Franco Lerda e lui, insieme a De Vezze, faceva la diga davanti alla difesa; non nella stagione appena conclusa, in cui mister Ventura ha fatto scelte diverse. Tornando a bomba, arrivasse al Varese, eccoci di fronte a uno che sgobba senza cercare platealmente vetrine o rivincite. A ulteriore conferma di tutto ciò, al telefono ci si trova di fronte a una voce calma, che parla scegliendo le parole.
De Feudis, si dice che lei sia un atleta in cerca di rilancio: è vero?
Non so bene che cosa significhi o che cosa si voglia intendere con un’espressione così: io preferisco dire che sono in cerca della possibilità di giocare con continuità. Nell’ultimo anno di Toro non mi è riuscito, conto di farlo appena possibile.
Di giocatori come lei si dice che sono “di categoria”: si rivede in questa definizione?
Diciamo che la serie B la conosco bene, perché l’ho frequentata a lungo. Poi, non so se quella definizione sia riduttiva o altro.
È noto che Castori stia insistendo per averla al Varese: se l’aspettava?
So che il mister mi vuole e ne sono felice. Lui è un vero combattente, uno che gioca sempre per vincere. Si vede che ritrova in me questi suoi principi.
Che squadre sono quelle allenate da Castori?
Lui trasmette tutto se stesso: la sua voglia di vincere la si mette in campo ogni domenica, non importa dove, se in casa o in trasferta.
Che Cesena era quello targato Castori?
Quando eravamo in C, quel Cesena era una squadra che non mollava mai: al primo posto, nella scala dei valori, c’era l’aggressività.
E in B?
Servono altre caratteristiche, ci vogliono anche qualità e organizzazione, è un campionato diverso dalla Prima Divisione. Castori è comunque in grado di garantire una calcio adatto alla serie B, l’ha dimostrato.
L’intervista completa sul giornale di mercoledì 27 giugno.
Luca Ielmini
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